25 novembre 1866 – Francesco Daddi primo sindaco di Sesto Fiorentino

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Palazzo Comunale
Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore dei libri Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino – I giorni della nostra storia

Fatti e date che caratterizzano la storia e la cronaca della città di Sesto con la speranza che ci possano aiutare a conoscere la nostra semenza e a intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

SESTO GIORNO PER GIORNO

25 novembre 1866 – Francesco Daddi primo sindaco di Sesto

Nell’agosto 1862 il marchese Lorenzo Ginori Lisci, gravato dagli impegni legati all’attività di imprenditore e dalle responsabilità politiche a livello nazionale, si dimise dalla carica di Gonfaloniere di Sesto che gli era stata conferita dal barone Bettino Ricasoli nel 1859. Il Ginori conservò la carica di consigliere comunale e, considerata la sua posizione, continuò a influenzare le decisioni dell’Amministrazione fino alla morte sopraggiunta nel 1878.

 

Le fatiche assidue, e lo studio pertinacissimo ch’ei poneva a sempre nuovi trovati che dessero perfezione alla sua dilettissima manifattura gli limarono la salute. Da qualche anno lo desiderammo indarno alle nostre Tornate. Addì 13 del passato febbraio, all’età di poco più che 55 anni, dovette cedere al morbo che gli insidiava la vita (Sebastiano Tecchio- Atti parlamentari)

 

Al posto del marchese fu nominato Gonfaloniere Francesco Daddi che mantenne la carica fino al 20 marzo 1865, quando, con la promulgazione della legge sull’ordinamento comunale, divenne, prima assessore anziano, e poi sindaco. Come quella di Gonfaloniere anche la carica di Sindaco si otteneva per nomina attraverso un decreto regio e così le novità rispetto all’ordinamento precedente furono, almeno inizialmente, quasi insignificanti.Anche in consiglio Comunale poche furono le novità. La legge elettorale censitaria e la scarsa abitudine a occuparsi della cosa pubblica rendevano difficile un ricambio nella classe politica.  Nonostante le difficoltà oggettive, la legge sull’ordinamento comunale fu il primo passo dell’organizzazione di una macchina amministrativa che durante il Granducato non esisteva. Con un processo lento ma costante e con l’aumentare delle funzioni svolte dall’ente locale, i dipendenti  comunali diventarono più numerosi. Nel 1863 erano soltanto cinque: il Segretario, l’Ingegnere Assistente Comunale, una Maestra, una Guardia Municipale, che svolgeva anche la funzione di porta dispacci, e un Donzello. Questa era una figura ereditata dal periodo granducale e difficile da paragonare con quelle odierne. Si trattava di un pubblico ufficiale che svolgeva compiti molto variegati, dalla comunicazione degli editti comunitativi, alla consegna di lettere del tribunale fino alla gestione del lavatoio comunale. Nel 1864 il numero dei dipendenti aumentò andando a comprendere anche i medici condotti e il primo porta lettere.

Sesto nel 1865 aveva più di diecimila abitanti e in base alla legge sull’ordinamento comunale, poteva disporre di trenta consiglieri, quattro assessori effettivi e due supplenti. In base ai voti ottenuti questa fu la composizione del primo Consiglio comunale del Comune di Sesto: Paoletti Alessandro, Barbieri Luigi, Tosi Pilade, Corsi Cesare (assessore), Arrighetti Angiolo, Comotto Claudio, Ginori Lisci Lorenzo, Fossi Giovan Battista, Daddi Francesco (Sindaco facente funzione), Cajani Luigi, Banchelli Paolo, Nincheri Leopoldo, Villoresi Agostino, Gigli Ottavio (assessore), Carlesi Vincenzo, Pelli Fabbroni Giuseppe, Corsi Vincenzo, Del Panta Antonio, Torrigiani Luigi, Chambion Enrico Claudio, Corsini Tommaso, Conti Francesco, Giorgi De Pons Enrico, Lessi Angelo, Brunelli Giuseppe, (assessore) Permoli Luigi, Corsi Egisto, Scappucci Carlo, Giolli Carlo, Parenti Lodovico.

L’anno dopo lo stesso Consiglio approvò il Regolamento per il funzionamento dell’organizzazione amministrativa. Il complicato meccanismo della macchina comunale così come oggi la conosciamo, era stato messo in moto.

Daniele Niccoli

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