27 maggio 1829 – Nasce la Società di Mutuo Soccorso Ginori

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Sesto com'era

Sesto giorno per giorno la rubrica curata da Daniele Niccoli, autore del libro Sesto una bella storia e Sesto Fiorentino, i giorni della nostra storia

Un aiuto per conoscere la nostra semenza e per intuire il nostro futuro.

La casa sul confine dei ricordi,
la stessa sempre, come tu la sai
e tu ricerchi là le tue radici
se vuoi capire l’anima che hai (Francesco Guccini)

Sesto giorno per giorno

27 maggio 1829 – Nasce la Società di Mutuo Soccorso Ginori

Una volta deciso di impiantare una manifattura all’interno di villa le Corti a Doccia, Carlo Ginori dovette affrontare il problema della manovalanza. Il territorio offriva solo braccia non specializzate visto che i sestesi dell’epoca erano per lo più dediti all’agricoltura o ad attività parallele. Il marchese decise allora di ingaggiare personale specializzato in grado di insegnare ai nuovi operai, prelevati direttamente dai campi, le tecniche della lavorazione della porcellana. I giovani che mostravano maggiore predisposizione alla pittura furono avviati a corsi di disegno geometrico-lineare e di disegno ornato. Gli insegnamenti sarebbero poi stati tramandati di padre in figlio. Si trattava di un’operazione complessa e dispendiosa che non doveva andare dispersa. Per questo il marchese Carlo, e poi i suoi successori, cercarono in tutti i modi di fidelizzare gli operai da loro formati. Costruirono case nelle vicinanze della manifattura da affittare a prezzi agevolati agli stessi lavoratori, praticarono prestiti a tassi vantaggiosi e premiarono costantemente i lavoratori più meritevoli. In più, nel tempo, furono istituiti spacci per la rivendita di generi alimentari e furono incentivate le iniziative per rallegrare i momenti di svago. La creazione di una banda musicale è solo un esempio di queste attività. Doccia divenne così un microcosmo in cui tutti, in modo assolutamente proporzionale, traevano vantaggio.

Nel 1829 la lungimiranza di Carlo Leopoldo Ginori condusse alla fondazione della Società di Mutuo Soccorso che garantì ai dipendenti una serie vantaggi economici e, all’imprenditore, il mantenimento della pace sociale e la produttività dell’azienda.

All’epoca non esistevano né sostegni pubblici alla sanità né, tantomeno, assistenza previdenziale. Sindacati e movimenti politici dei lavoratori erano ben al di là dal venire e così la fondazione della Società di Mutuo Soccorso fra gli operai della Manifattura Ginori a Doccia fu un atto rivoluzionario anche se, paradossalmente, voluto dallo stesso proprietario della Manifattura.

 

       considerando(…)lo sconforto che producono nelle loro famiglie

                                                      le Malattie cha accadono a qualcheduno di essi

 

Formalmente furono 134 operai a costituire, il 27 maggio 1829, la SMS, ma la somma necessaria a costituire il capitale sociale fu messa a disposizione dal marchese Carlo Leopoldo Ginori che, con questa mossa astuta, si garantì allo stesso tempo la riconoscenza dei lavoratori e il controllo dell’Istituzione.

Ernesto Ragionieri definì l’atteggiamento dei Ginori nei confronti dei loro dipendenti paternalismo illuminato. Una definizione che in due parole sintetizza un modello di rapporto tra imprenditore e maestranze che all’epoca non poteva che essere considerato all’avanguardia. Per quanto illuminato però il paternalismo dei Ginori era anche molto invasivo. A ricordarcelo è Carlo Lapucci con un’amara considerazione riportata ne I lunari di Enrico Giusti-Storia di un paese e di una fabbrica

 

                                La Fabbrica abbraccia la vita delle persone dalla culla alla bara;

     prende gli uomini bambini e li porta alla vecchiaia

                                                   mentre i figli subentrano al padre nel lavoro

 

Negli stessi anni in cui lo stesso Enrico Giusti lavorò alla manifattura il marchese Lorenzo Ginori, figlio di Carlo Leopoldo, accentuò la politica di sostegno alla Società di Mutuo Soccorso istituendo pensioni per i vecchi e per gli inabili al lavoro. Contemporaneamente però, fu decisa anche la modifica dello statuto. Il marchese divenne protettore della società e incrementò la pressione ideologica nei confronti degli operai. Questa, per esempio, era la sua opinione, espressa davanti alle maestranze, sul sistema fiscale:

 

Togliendo ai così detti ricchi quello di cui essi possono disporre per far lavorare, gli operai sarebbero i primi a soffrirne, allora fatti più accorti vedrebbero nel lusso del ricco, il pane di migliaia di famiglie. Voi siete in grado di capire questo meglio degli altri la porcellana potendo considerarsi come un oggetto di lusso.  Se tutti ci riducessimo a non far uso d’altro che di una ciotola di legno (…) addio manifattura! (Lorenzo Ginori)

 

L’intento era di mantenere gli operai lontani dalla lotta politica e dalle idee socialiste che iniziavano a diffondersi. Il controllo dei dipendenti si fece perciò più asfissiante e non a caso la società della manifattura di Doccia non partecipò mai al congresso nazionale delle società di mutuo soccorso.

 

 Daniele Niccoli

 

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