I Medici: la Congiura contro Piero il Gottoso

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Palazzo Vecchio 4
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Torna lunedì 2 dicembre la saga de I Medici, i signori di Firenze protagonisti della storia di Firenze e del Rinascimento. Vi riproponiamo alcuni articoli, a loro dedicati, che abbiamo pubblicato in occasione delle prime due serie.

La seconda parte della fiction I Medici di Rai 1 inizia e finisce con una congiura contro esponenti della famiglia Medici.

Se quella dei Pazzi si concluse in un bagno di sangue, quella del 1466 contro Piero il Gottoso, grazie al provvidenziale intervento di Lorenzo, non provocò morti, ma rese consapevoli i Signori di Firenze di quanto fosse precaria la loro vita.

Di questo primo attentato non furono responsabili i Pazzi, come forse prova a far intuire la fiction, ma vecchi compagni di affari di Cosimo il Vecchio.

Durante gli anni del suo governo Cosimo istituì un regime fiscale che gli consentì di rimpinguare l’erario, di distruggere gli avversari politici e di permettere l’arricchimento, a volte scandaloso, dei sodali di cui si guadagnò una duratura devozione.

Soci del malaffare furono Puccio Pucci, Neri Capponi e Luca Pitti, forse il più spregiudicato. Le sue manovre gli garantirono una ricchezza smisurata, tanto che pose mano alla costruzione di un palazzo che avrebbe dovuto essere il più grande di tutta Firenze.

Le sue ambizioni non potevano non scontrarsi con quelle della famiglia dominante e così, dopo la morte di Cosimo, Pitti arrivò a organizzare il colpo di Stato.

Insieme a lui tramarono Agnolo Acciauoli e Diotisalvi Neroni che potevano contare sull’appoggio di un esercito guidato da Ercole d’Este. L’idea era di uccidere il figlio di Cosimo, Piero il Gottoso, mentre si trasferiva da Careggi a Firenze.

Era il 27 agosto 1466, ma, come scritto, il pronto intervento del figlio Lorenzo, sventò l’attentato. La Signoria considerò i congiurati degni della pena capitale, ma Piero de’ Medici si dimostrò magnanimo: Diotisalvi Neroni e Agnolo Acciaiuoli furono esiliati mentre Luca Pitti fu perdonato.

La sua fortuna e suoi sogni di grandezza però svanirono. Anche la costruzione del Palazzo, per il quale aveva scomodato un allievo di Filippo Brunelleschi, Luca Fancelli, si dimostrò un passo più lungo della gamba. Si trovò sommerso dai debiti e non riuscì a completare l’opera. Il colmo del destino si raggiunse qualche anno più tardi quando un suo discendente, Bonaccorso, fu costretto a vendere il palazzo ad un altro Medici: Cosimo I.

Secondo la leggenda il primo Granduca di Firenze ordinò di togliere dal palazzo tutti gli stemmi della famiglia Pitti risparmiandone solo uno, posto sulla cantonata di fronte (c’è ancora), perché potesse guardare ciò che era stato e non era più.

Dagli appunti per la stesura di Firenze 365

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