Quercioli: “Si può ‘morire comunisti’ lo stesso, pur sapendo di aver offerto alla città un rinnovamento”

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Governare un Comune dovrebbe essere una possibilità per tutti e un sindaco non deve distruggere, se non solo quelle opere ritenute dannose e inutili per la collettività (vedi l’ex inceneritore di San Donnino). Chi ha una buona memoria sa quali sono stati i “lasciti” di Anna Maria Mancini, quelli di Adriano Chini, di Fiorella Alunni, di nuovo di Chini e poi l’eredità raccolta da Emiliano Fossi. Governare un Comune non vuol dire essere fascisti o comunisti perchè è troppo facile agitare questi “spettri” quando si conoscono benissimo le personalità in campo“.

Inizia così la riflessione a voce alta di Maria Serena Quercioli, candidata Sindaco del centrodestra a Campi, diffusa a 7 giorni dal ballottaggio.

La sinistra oggi è spaccata in tre fronti. Dal 1995 Rifondazione (oggi PaP) è all’opposizione, dal 2012 con le famose primarie e poi con i 5 anni di legislatura si è consumata una spaccatura fra Adriano Chini, il Pd ed Emiliano Fossi: una voragine ma che molti vorrebbero far passare per una crepa su una mattonella. Quattro anni fa è nata l’associazione Fare Città che ha costruito un programma e poi raggruppato tre schieramenti. Adriano Chini non ha perso occasione per accusare il sindaco uscente di malgoverno, chiedendo a più riprese un confronto pubblico sul bilancio che non è mai avvenuto. Con gli anni lo scenario si è chiarito a villa Rucellai: un gruppo di amici gestisce la cosa pubblica, ai candidati del 2013 e di oggi si affida ad uso personalistico la guida della Pro loco, si danno in gestione aree pubbliche comunali, le partecipate diventano un ufficio di collocamento (Farmapiana con ben 3 nomine, Publiacqua…), la direzione del teatro Dante viene affidata a chi è impegnato nella campagna elettorale e negli uffici comunali ci sono assunzioni a contratto di altri amici. Gente pagata con soldi pubblici lavora da mesi per la campagna elettorale del sindaco. Poi ci sono quei candidati che aspettano il cambio di destinazione urbanistica dei terreni o quelli che credono che un colpo di spugna sanerà una miriade di abusi edilizi. E’ il sistema clientelare di Campi Bisenzio.

L’episodio del 1 giugno nel chiostro della Pieve di Campi resterà nella memoria.

Chini in questi mesi ha urlato parole forti nei confronti di Fossi: bugiardo, incapace, incompetente fino a dirgli, nella famosa assemblea pubblica, “sei un minchione!”. Il pubblico ha capito la portata di questa parola?

Mi chiedo allora come questi due pezzi della sinistra possano riconciliarsi, per non far vincere la destra. Come si fa a porgere la mano a chi ti ha urlato davanti ad una platea di oltre 200 persone che sei un “minchione”???? O la “fame” è davvero brutta, ma proprio brutta, oppure la dignità di entrambi è sparita e questo non vuol dire fare i politici nè preservare le politiche di sinistra.

Chi invoca la “reunion” della sinistra (poi nelle liste c’è tutta gente di sinistra?) si rende conto di quali parole sono volate in 4 anni? Lo scontro politico sui programmi e sulle opere è altra cosa ma lo scontro sulla denuncia di una rete clientelare è ben più grave.

Solo io e in parte anche Chini abbiamo avuto il coraggio di denunciarlo.

Sono convinta che il lavoro delle tre liste di Adriano Chini e di tutti i candidati e simpatizzanti coinvolti, non andrà perduto perchè molto è stato seminato in 4 anni e verrà considerato in un programma lungo 5 anni. Campi oggi riuscirà a voltare pagina perchè la parola data ai cittadini ha pur sempre un suo valore. Sicuramente per me.

Accordi sottobanco, storie d’amore (figurate ovviamente) e inciuci fra me e Adriano Chini non ci sono mai stati perchè certe constatazioni mi sembrano ovvie: siamo due personalità diverse, due fedi diverse ma con punti in comune.

Ed allora si può “morire comunisti” lo stesso, pur sapendo di aver offerto alla città un rinnovamento, l’uscita dall’immobilismo e una nuova opportunità“.

 

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