Al via il progetto sperimentale tra Comune e Istituto Nazionale di Ottica per il monitoraggio delle polveri sottili

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Da sinistra: Jacopo Catani, Massimo Del Guasta, Paolo De Natale, Silvia Bicchi

Installazione di tre centraline per il monitoraggio in tempo reale del PM 2.5 sul territorio attraverso l’uso di polverometri. E’ quanto prevede l’accordo siglato tra il Comune di Sesto Fiorentino e l’Istituto Nazionale di Ottica (INO). Gli strumenti, realizzati dal ricercatore Massimo Del Guasta, saranno sistemati al CNR del Polo scientifico, alla scuola Lombardo Radice e alla scuola d’infanzia Lorenzini. La durata della sperimentazione, senza oneri per l’amministrazione nella prima fase, è di sei mesi.

I polverometri ricavano la massa sospesa di particolato attraverso la sua misurazione ottica, cioè dall’intensità della luce da esso diffusa. La conversione da luce diffusa a massa sospesa, è la spiegazione degli esperti, è meno affidabile della misura diretta del peso del filtro, ma il vantaggio è la sua rapidità: pochi minuti tra due misure ottiche anziché molte ore di filtraggio.

L’accordo nasce da un primo contatto avuto a luglio scorso con il dottor Catani e il dottor Del Guasta che ci hanno presentato questa nuova tecnologia che ci è sembrata interessante perché è un’alternativa a quelle classiche che si basano sulla chimica – ha esordito l’assessore all’ambiente Silvia Bicchi -. Lo strumento ci permette di fornire dati in tempo reale poi disponibili sul sito del Comune. In questa maniera possiamo informare i cittadini sulla presenze delle polveri del PM 2.5 nel nostro territorio. Avremo così una modalità nuova per conoscere la qualità dell’aria che è uno degli impegni che ci siamo presi in campagna elettorale. Un altro vantaggio è creare rete con le realtà del territorio, in più vogliamo valorizzare il Polo scientifico. I polverometri alla scuola Lorenzini e alla scuola Lombardo Radice saranno montati entro luglio e ci permetteranno di capire in tempo reale, a differenza delle altre misurazioni chimiche, se ci sono ex novo fonti di polveri. In più si potrà capire l’azione dei venti che era una delle obiezioni contenute nel ricorso al Tar per l’inceneritore“.

Questo strumento non è high-tech, ma low cost. Il suo prezzo si aggira intorno ai 150 euro – ha aggiunto il ricercatore Massimo Del Guasta –. Non esegue nessuna analisi chimica, viene montato a testa all’ingiù. In tempo reale misura sia la direzione di provenienza delle polveri che la loro concentrazione con una risoluzione da uno a cinque minuti. Non fornisce dati di legge, ma è talmente rapido nella risoluzione che consente di individuare la direzione di provenienza di un picco di polveri a tutte le ore del giorno e della notte. Lo strumento è nato per individuare la sorgente cattiva che contribuisce alle concentrazioni di polveri. Una prima sperimentazione è avvenuta con la stazione Arpat di Montale, poi con la città di Temuco in Cile e con l’inceneritore di Baciacavallo a Prato. Non si trattava, però, di sperimentazioni formalizzate, quindi questo è il primo accordo con un’amministrazione pubblica“.

E’ un approccio innovativo e complementare rispetto a quello standard – ha detto Jacopo Catani, coordinatore nazionale delle attività di Trasferimento Tecnologico per il CNR INO e del progetto -. Ci sono tanti di punti di osservazione che possono essere riconfigurati. E’ il classico esempio del circolo virtuoso che si può creare sul territorio, con la conoscenza che viene trasferita alla società. Speriamo sia l’inizio di una serie di avventure col Comune di Sesto e le altre amministrazioni locali“.

La collaborazione con il Comune di Sesto dimostra che è dalla sinergia fra territorio e ricerca che nascono nuove idee e soluzioni tecnologiche di utilità per i cittadini – ha concluso Paolo De Natale, direttore CNR INO -. Stiamo parlando con la Regione Puglia per quanto riguarda l’Ilva e la centrale a carbone nei pressi di Brindisi. C’è sempre più interesse nel capire cosa avviene a livello ambientale. Abbiamo creato un network nazionale all’interno dell’istituto, siamo in sette diverse città in Italia, abbiamo creato dei presidi di trasferimento tecnologico“.

STEFANO NICCOLI

 

 

 

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