C’è anche Monte Morello nel progetto Life-Foresmit, partito in ottobre e gestito dal Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria (Crea) di Firenze. Di che cosa si tratta? Prevede – scrive il Corriere Fiorentino – una serie di interventi sui boschi per ridurre la presenza di conifere come il pino nero e il cipresso, favorendo così la naturale diffusione dei boschi di latifoglie (soprattutto querceti). L’iniziative terminerà nel 2019.
Monte Morello, attualmente, è ricoperto da boschi di origine “artificiale”. cioè frutto dell’intervento dell’uomo. Il motivo principale è che, in occasione dei rimboschimenti, non è possibile impiantare direttamente i querceti, ma occorre una fase transitoria in cui specie “pioniere” (come il pino nero) preparano il terreno per la successiva evoluzione verso altri tipi di alberi. Ed è quanto fatto sul monte Morello, ricreando dal nulla un bosco. Ma, negli ultimi anni (in particolare le siccità del 2003 e del 2007), migliaia di pini hanno cominciato a seccarsi: “Il rimboschimento — spiega Alessandra Lagomarsino, coordinatrice del progetto — ha avuto un ruolo importante. Ma adesso va evitato che il bosco muoia: le pinete sono ormai degradate e occorre orientare la foresta verso una struttura mista, cioè verso il ripristino ecologico dell’ecosistema“. Sono previsti studi su suolo e alberi, associati a interventi di taglio (“diradamenti”) che, nelle aree di intervento, interesseranno il 30% delle conifere. Saranno eliminate, prosegue la ricercatrice, “solo le piante morte o che non crescono più, mentre quelle di pregio saranno mantenute: l’arricchimento dell’ecosistema avrà effetti sia sulla stabilità del bosco davanti a eventi estremi, sia sulla maggiore capacità di assorbire gas serra come CO2 e metano“.