Cor. Fio: “Non si scherza su Sestograd”. Lo striscione divide Sinistra Italiana

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Lo striscione della discordia. Piazza Ognisanti, sabato primo ottobre, manifestazione di Sinistra Italiana per il no al referendum costituzionale. Tra le migliaia di persone arrivare da tutta la Toscana c’è – scrive il Corriere Fiorentino – anche una folta rappresentanza di Sesto: in prima fila Enrico Solito, segretario comunale di Sel, Jacopo Madau, capogruppo di Sinistra Italiana, Aurelio Stera, uno dei dissidenti Pd eletto nel giugno scorso nella lista Per Sesto, e Francesco Becchimanzi, amico e sostenitore del sindaco Lorenzo Falchi.

Nella canonica foto di gruppo c’è chi sorride e chi fa il segno della vittoria, ma c’è anche chi indica quello striscione realizzato ad hoc per l’evento. Solo tre parole, a caratteri cubitali, “Sestograd dice No“, che però su Facebook provocano polemiche al vetriolo. La prima a contestare la scritta “goliardica” è Sonia Farese, ex presidente dell’istituzione Sestoidee, gianassiana di ferro: “Qualcuno pensa di essere a fare i balocchi, ma se avete ascoltato anche uno solo degli interventi, avrete colto quello che c’è in gioco”. A dare manforte alla Farese ci pensa un post  della pagina di Sinistra Italiana, firmato Gianni Gianassi: “Ho scoperto con grande imbarazzo che certi giovanotti hanno gli stessi vizi di quelli renziani: silenzio e pedalare. E ci sono i nuovi padroni del web preoccupati democristinamente non delle scelte ma delle conseguenze pubbliche. Ripeto, a me dello striscione non frega nulla, fa male a Sesto più che a Sinistra Italiana”. “Io credo che la forza di un gruppo vincente sta anche nel saper fare autoironia e sorridere sempre anche di fronte alle avversità. Non a casa tutti noi abbiamo vinto anche col sorriso”, la risposta piccata di Becchimanzi. Ma l’ex sindaco non perdona e rilancia di stilettata: “Si vince con il sorriso era lo slogan della Boschi a dire il vero”. Becchimanzi accusa Gianassi di “usare impropriamente un canale di comunicazione che serve ad altro”. E Gianassi confessa: “Non so come si fa a scrivere qui a nome mio essendo anche editor. Prego i titolari di togliermi le credenziali, non voglio rappresentare impropriamente nessuno”.

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