Nel 1934 l’ufficio tecnico del Comune insieme a una commissione formata da tecnici e accademici iniziò lo studio per un nuovo piano regolatore che prevedeva, fra le altre cose, l’ampliamento della città fino ad annettere gran parte del territorio dei Comuni limitrofi. Il Comitato Fiorentino del Sindacato Nazionale Fascista Professionisti e Artisti arrivò a pubblicare il volume Per la Firenze futura in cui persone “particolarmente competenti” proponevano il progetto della Grande Firenze. In base al progetto i confini comunali sarebbero stati spostati a nord e a est fino ai crinali appenninici, a sud fino alla Greve e a ovest fino al Bisenzio.
Nel libro a Sesto Fiorentino fu dedicato un intero paragrafo dal significativo titolo “Il comune di Sesto è il primo che deve essere annesso”. La frase successiva è la dimostrazione di quanto fosse la considerazione di questi professionisti fiorentini nei confronti di Sesto e dei sestesi
“logicamente Sesto Fiorentino non può essere un centro autonomo, ma è strettamente collegato e dipendente da Firenze dove abitano i possidenti, i professionisti, dove si trova tutto ciò che serve alla vita civile”
Ne “La storia di un territorio – Sesto Fiorentino (1860-1980)”, Lando Bortolotti sottolinea quanto fosse marcata la superficialità e la disinformazione dei redattori della proposta. Esemplificativa, da questo punto di vista, è l’affermazione che, nel libro, attribuisce alla Firenze allargata una superficie di 400.000 ettari. Questo il commento di Bortolotti:
“gli ‘esperti’, ignorando l’equivalenza fra un chilometro quadrato e cento ettari, assegnavano a Firenze una dimensione da città mondiale di 4.000 kmq, che è quasi metà dell’Umbria (8.456 kmq) e poco meno del Molise (4.438 kmq)”
Oggi il progetto della Grande Firenze sembra tornare di moda. Magari per qualcuno sarà l’occasione per un ripasso delle tabelline e delle equivalenze.
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