Nardella: “Faremo la Grande Firenze”. Nel progetto c’è anche Sesto

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«La Grande Firenze? Si parla con tutti, si fa con ci sta». Il sindaco di Campi Emiliano Fossi lo invita a prendere le redini. E Dario Nardella non si tira indietro. All’invito del sindaco campigiano, il sindaco di Firenze e sindaco della Città metropolitana replica con una decisa ‘realpolitik’: nessuna velleità di completezza, piuttosto la fusione con chi è pronto a farle. Con Campi, visto il sollecito di Fossi, e con Scandicci, considerata la comunanza d’idee con il sindaco Sandro Fallani. Anzi, Nardella rilancia pure sui tempi: 3 anni e mezzo all’alba, è il calendario che propone. Il progetto è quello della Grande Firenze ovver di un solo Comune che accorpi le città confinanti: Scandicci, Sesto Fiorentino, Bagno a Ripoli, Impruneta, e Campi. E poi eventualmente anche di una seconda cerchia: Calenzano, Lastra a Signa, Signa, San Casciano.

In pratica, dice il sindaco Nardella, si avvia adesso la discussione e si definiscono le tappe per arrivare ad eleggere il sindaco unico nel 2019. A fare cioè il referendum consultivo quando scadranno lo stesso Nardella e (caso di Sesto a parte) e gli altri sindaci che si renderanno disponibili: «I tempi sono maturi». Poi, sarà la forza degli eventi a fare il resto: l’effetto di trascinamento di un Comune grande quanto una capitale europea sarà tale, è il concetto che sta dietro il cambio di passo di Nardella, che anche chi appare oggi perplesso finirà giocoforza per aderire.

«La Grande Firenze è un’obiettivo di straordinario fascino, permette di recuperare la storia del territorio e guardare al futuro», dice il capo di Palazzo Vecchio. «Non è ancora successo in Italia che il processo di fusione coinvolga città grandi come Firenze. Ci muoviamo su un terreno incolto», aggiunge Nardella. Convinto che il percorso verso la fusione debba «sostanziarsi in una partecipazione dal basso con le forze sociali, politiche e culturali». Solo dopo si deve arrivare al referendum. «Dobbiamo tenere presente che il progetto di fusione si muove dentro un quadrilatero: il Comune unico, il consolidamento della Città metropolitana, l’apertura verso Prato e Pistoia e la collaborazione con la Regione guardando all’Europa», sostiene Nardella. Ricordando come una Grande Firenze possa ambire «ad un risultato economico», per capacità attrattiva e risparmio: «Lo studio dell’Irpet su una Toscana a 50 Comuni (sopra i 20mila abitanti) porterebbe ad un risparmio di 100 milioni all’anno solo di amministrazione generale. Altri 50 verrebbero dalla riduzione dei costi della politica. Senza contare i vantaggi in termini di semplificazione, investimenti, promozione del territorio e centralizzazione della spesa».

Sindaci come Alessio Biagioli di Calenzano e Francesco Casini di Bagno a Ripoli chiedono garanzie sull’autonomia delle future municipalità (vedi articolo a fianco) del futuro maxi Comune? «Non è un caso se parlo di Grande Firenze e non di Firenze Grande. Non dev’essere un’operazione fatta a tavolino ma costruita assieme ai territori», dice il sindaco del capoluogo. Avvertendo però: «Niente modelli astratti e niente percorsi frettolosi, perché possiamo anche immaginare un percorso a tappe. Non si tratta di fare annessioni. Ma la novità è che una nuova generazione di amministratori trova il coraggio di scrivere una nuova storia. Perché tutti i dati dicono che questa è la via per semplificare e portare benefici a cittadini e imprese». Della serie, partiamo subito con chi ci sta appunto. D’altra parte, la nuova dimensione globale richiede che Firenze e la sua area si trasformino in una città europea di almeno mezzo milione di abitanti: «La Grande Firenze

può daree una spinta sulle infrastrutture, creare un piano economico unico, semplificare e unificare gli uffici e le regole». D’altra parte il nodo chiave, secondo Nardella, sono proprio le infrastrutture: «Se guardiamo tutta Europa, le grandi città urbane si sono costruite prima di tutto sulle reti di trasporto. E gli elettori sono già più avanti della politica: quando vanno all’estero dicono di venire da Firenze. Non da Scandicci o Sesto».

(la Repubblica Firenze)

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