Sarà “Pulcinella”, rivisitazione in chiave contemporanea del capolavoro del balletto neoclassico, in un’inedita versione della Compagnia Nuovo Balletto di Toscana, capace di far assaporare in termini moderni il gusto della Commedia dell’Arte, lo spettacolo di danza firmato dalla coreografa Arianna Benedetti con la scrittura drammaturgica di Andrea Di Bari, che sabato 24 novembre andrà in scena alle 21.00 sul palco del Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (piazza Dante, 23).
L’evento, in prima esecuzione, vedrà sul palco un organico di 11 danzatori, giovani professionisti under 21 della compagnia, che si esibiranno sulle note di Igor Stravinskij, con interpolazioni di brani di Giovan Battista Pergolesi. Gli interpreti sono Lisa Cadeddu, Francesca Capurso, Matilde Di Ciolo, Roberto Doveri, Veronica Galdo, Angelica Mattiazzi, Aisha Narcisco, Niccolò Poggini, Paolo Rizzo, Enrica Sabella e Alessandro Torresin.
Lo spettacolo sarà in replica domenica 25 novembre alle ore 17.
Dice il regista e sceneggiatore Andrea Di Bari – “Sin dal prologo, sulle note del Pergolesi, la maschera evocata è quella di Pulcinella, interprete della cultura popolare che, dall’antica tradizione della commedia Atellana, giunge attraverso i secoli fino ai canovacci della Commedia dell’Arte, alle avanguardie del Novecento. Una figura eterna, nella quale convivono due forze divergenti, la corporeità, che tende al basso, alla terra, e lo spirito aereo, l’anelito alla leggerezza, alla spiritualità, al salto, al volo. Una maschera dotata di una gaia scienza, una saggezza che disinnesca lo “spirito di gravità”.
Il disegno coreografico di Arianna Benedetti procede e si sviluppa rielaborando alcune delle suggestioni dell’originale: l’Amore di Pulcinella per la sua Pimpinella che, dalla dolcezza di una serenata, evolve in un passo a due con l’intero universo femminile; il gioco, sinonimo di libertà e gioia di vivere, che conduce Pulcinella a sfidare la Morte, fino a darle scacco; l’ironia e il disincanto che Pulcinella esprime nei confronti delle vicende umane, schiave del Tempo e della Storia, facendosi beffe dei soprusi e dei potenti.
Lo stesso disincanto che deve aver accomunato Diaghilev, Stravinskij, Picasso, Massine, quando, nel 1919/20 a Parigi, nel cuore di un’Europa sconquassata da una catastrofe immane, che ha lasciato sul campo milioni di cadaveri e distrutto per sempre l’assetto politico preesistente, cercano una via d’uscita ancora una volta nella maschera napoletana e nella musica di Pergolesi, emblema di un’epoca lontana nella quale la grazia di un minuetto o di una gavotta erano capaci di segnare il passo della Storia.