“Dietro il milite delle Brigate nere più onesto, più in buonafede, più idealista,
c’erano i rastrellamenti, le operazioni di sterminio, le camere di tortura, le deportazioni e l’Olocausto;
dietro il partigiano più ignaro, più ladro, più spietato,
c’era la lotta per una società pacifica e democratica, ragionevolmente giusta,
se non proprio giusta in senso assoluto, ché di queste non ce ne sono.”
Con questa citazione di Italo Calvino, il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi ha avviato il suo discorso in occasione della celebrazione della Festa della Liberazione.
Eravamo in molti oggi a sfilare per le vie di Sesto. Sorprendentemente più degli ultimi anni. Forse i venti di guerra che si agitano dal medioriente alla Corea. Forse perché siamo stanchi di essere contro qualcosa (la politica?) o qualcuno ( gli immigrati?) e abbiamo invece voglia di pensare a costruire un mondo che sia pacifico, equo e giusto. Forse per mille altre ragioni, ma certo mentre da altre parti d’Italia si inneggiava “alla nostra gente”, alla legittima difesa, alla lotta di liberazione dagli immigrati (Oggi “parte la marcia di liberazione da un Paese occupato”, non c’è nulla da festeggiare cit. Salvini fonte Ansa), a Sesto un nutrito gruppo di cittadini ha ritenuto opportuno, invece, riaffermare quei valori, sempre inclusivi, che dai vecchi partigiani, attraverso le generazioni successive, sono arrivati fino a noi. E’ un’eredità importante e non va dispersa.
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