A 8 mesi dal lockdown, il sistema economico della Piana Fiorentina continua a resistere: dal 31 marzo al 30 settembre le imprese sono diminuite “solo” dello 0,5%, registrando però una performance peggiore della media italiana che vede le imprese crescere dello 0,9%.
A preoccupare CNA nell’analizzare i dati della Camera di Commercio sono le nuove iscrizioni al Registro imprese crollate, rispetto ad un anno fa. Una moria di nuove imprese che vede Calenzano perdere il 45% di iscrizioni, Signa il 21, Sesto Fiorentino il 12 e Campi Bisenzio il 9.
“Un’economia in forte sofferenza che non è sostenuta come meriterebbe. Le imprese, e con esse i cittadini, non possono passare da un provvedimento d’urgenza al successivo. L’incertezza, già poco comprensibile a marzo, genera paura e, quando perdura, rabbia. Lo stiamo vedendo sempre più con la crescita dei disordini sociali. La politica deve programmare, agire, non reagire. Le imprese hanno bisogno di orizzonti temporali più ampi, di una programmazione almeno semestrale, non di annunci da domenica sera validi dal lunedì successivo. Eppure anche gli ultimi decreti sono solo pezze, per altro mal messe” commenta Marcello Gori, presidente di CNA Firenze Metropolitana.
Prendiamo i decreti Ristori: “siamo riusciti a far inserire nel bis anche tante altre categorie come lavanderie industriali, fotografi, pizzerie a taglio, rosticcerie in prima battuta escluse, ma tante ne mancano ancora – spiega Gori – Abbiamo già presentato un emendamento per ricomprendervi un cospicuo raggruppamento di attività da supportare senza ulteriore indugio, tale da includere, in primis, le tintolavanderie non industriali, le imprese operanti nel trasporto merci, specie quello legato al settore della ristorazione, gli impianti e le imprese di pulizie legati ai settori oggetto di espresse limitazioni di carattere amministrativo, l’ampio settore dell’artigianato artistico legato a fiere, mercati e al turismo. Fermo restando che la scelta più opportuna, che chiediamo da giorni, è quella di una concessione del fondo perduto per ogni impresa, da concedersi in base alla diminuzione di fatturato, uscendo dalla logica dei codici Ateco”.
Gori chiede “aiuti per gli affitti da giugno a dicembre, proporzionati alla diminuzione di fatturato; stop agli acconti di fine novembre per il 2021; tassazione per cassa”.
“A gennaio – prosegue il presidente degli artigiani della Piana – scadranno le moratorie sui mutui. Non occorre rinviare la scadenza, ma che Governo, ABI e Consorzi Fidi si coordino per definire l’unica azione utile alle imprese: la rinegoziazione di tutti i mutui per diminuire (in base alla diminuzione di fatturato registrata ed attesa da ogni impresa) la rata mensile, allungando la vita del mutuo, senza spese ulteriori e a bassi interessi”.
Infine, ma non ultima, “l’immediata disponibilità nelle casse di Ebret dei denari necessari per pagare la cassa integrazione artigiana per i mesi di luglio, agosto, settembre e ottobre ancora scoperti” conclude Gori.