Toscana Aeroporti vuole vendere la sua società di handling. Stamani (mercoledì 17 marzo, ndr) due presìdi di protesta di Filt Cgil, Fit Cisl e UilT davanti alle Prefetture di Firenze e Pisa. I sindacati hanno spiegato: “No alla vendita, sì a garantire l’occupazione, il reddito e il futuro ai 450 lavoratori diretti e degli altrettanti dell’indotto. La Regione Toscana non rimanga assente ma intervenga mettendo al centro il buon lavoro e la buona occupazione”.
Ecco la nota firmata da Cgil-Cisl-Uil Toscana, Filt Cgil-Fit Cisl-UilT Toscana, Filcams Cgil-Fisascat Cisl-UilTucs Toscana:
“Nel peggior anno vissuto dal settore trasporto aereo dal dopoguerra ai giorni nostri la Società Toscana Aeroporti, gestore dei due scali di Pisa e Firenze, decide di vendere la propria società di Handling ad un acquirente che non vuole rivelare.
Anno che è seguito ad una stagione di elevati profitti da parte della Società di gestione degli scali toscani.
I lavoratori di questa società e di tutti gli appalti ad essa collegati, circa 750 lavoratori, vivono da qualche giorno nella doppia incertezza: una dettata dalla crisi Covid 19, che da circa un anno li costringe a vivere in cassa integrazione ed a recarsi al lavoro – per pochissime ore e ogni saltuariamente – quando il traffico aereo riprende, l’altra dovuta al loro ipotizzato passaggio verso altra società entro il mese di giugno.
Per gli appalti la questione è addirittura più nebulosa e preoccupante, visto che alcune gare hanno scadenza a fine mese: vogliamo risposte certe sulla quantità di servizi su cui Toscana Aeroporti vuole riaffidarli, se la quantità ante Covid o tarati sull’attuale traffico, che in alcuni casi è uguale a zero, con conseguente cessazione – per quei lavoratori – del rapporto di lavoro e di qualsiasi ammortizzatore sociale.
La preoccupazione dei lavoratori e delle loro famiglie è anche la nostra.
Nessun lavoratore, come diciamo da mesi, deve perdere il posto di lavoro né per la pandemia né tanto meno per scelte che riteniamo sbagliate e non condivisibili.
E’ inaccettabile – ed anche odioso – che la società Toscana Aeroporti scelga proprio questo momento per riorganizzarsi, facendo pagare alla parte più debole crisi e scelte finanziarie. Ancora più inaccettabile se pensiamo che questa azienda, che gestisce un patrimonio pubblico ed opera in regime di concessione, ha visto riconoscersi dalla Regione Toscana un contributo a fondo perduto per far fronte alla crisi del settore, tentare di far ripartire il sistema e soprattutto sostenere i lavoratori.
La volontà di cedere la società Toscana Aeroporti Handling dopo che il Consiglio Regionale ha approvato la concessione di un finanziamento pari a dieci milioni di Euro a Toscana Aeroporti rappresenta uno strappo verso la collettività che Noi non possiamo tacere.
Troppe cose non ci tornano, troppe le incertezze, troppe le incognite e soprattutto troppo il rischio al quale i lavoratori vengono esposti.
In questi anni le organizzazioni sindacali si sono sempre confrontate con la società Toscana Aeroporti all’interno della scelta sostenuta anche dalla Regione Toscana della creazione di un’unica società di gestione aeroportuale in Toscana. Questa scelta però, nei fatti, ha avuto un pessimo riflesso sui lavoratori: sono aumentate le esternalizzazioni che non hanno visto l’applicazione del Contratto nazionale del Trasporto Aereo. Abbiamo contrastato il primo tentativo di vendita del settore strategico dell’Handling, sostenendo che Toscana Aeroporti nello scorporo societario doveva mantenere una quota di maggioranza per dare le necessarie garanzie di natura contrattuale ed occupazionale in un settore, quello dell’Handling, nel quale continuano compressioni di salari e diritti. Rispetto alle attività esternalizzate, lo ribadiamo, nutriamo forti preoccupazioni vista la totale mancanza di volontà da parte di Toscana Aeroporti di dare seguito ai contratti in essere e mettendo di fatto a rischio il posto di lavoro di centinaia di lavoratori.
Per questo abbiamo attivato ed attiveremo tutti i percorsi di informazione e coinvolgimento delle istituzioni – a partire dai Comuni di Firenze e Pisa per arrivare alla Regione Toscana – e tutte le azioni di mobilitazione e di lotta necessarie per respingere la scelta aziendale”.