Con una nota sulla sua pagina Facebook, Gianni Gianassi, ex sindaco di Sesto Fiorentino spiega le ragioni che portarono all’accordo per la costruzione di un impianto di termovalorizzazione. Scelta consapevole, ma poi tradita.
Case Passerini: l’allegro tradimento dell’accordo del 5 agosto 2005
La notizie è di quelle storiche: a breve partiranno i lavori per l’inceneritore di Case Passerini.
Premesso, per non dirlo più, che credo che per smaltire la frazione residua dei rifiuti si possa usare, con le moderne tecnologie, la termodistruzione con recupero di energia e lo si possa fare anche a Firenze come fanno in tante grandi aree urbane del mondo vi dico cosa non va.
Quando, non dieci ma, quindici anni fa i sindaci di Sesto e Campi (il Bardini prima del Chinassi) proposero che per risolvere l’endemica mancanza di impianti di smaltimento sul territorio e superare definitivamente il sistema altamente inquinante delle discariche un’opera pubblica di proprietà di una società 100% pubblica controllata dai comuni. Essi pensavano ad un’equa distribuzione sul territorio dei carichi ambientali e trasportistici (Case Passerini, Testi, Selvapiana, Montale). Io condividi quella scelta.
Insieme al sindaco di Firenze decisero di sottoporre, prima, l’ipotesi ad una seria ed indipendente analisi sugli effetti della realizzazione. Fu la cosiddetta Vis che generò un report dove si rendeva compatibile un impianto di nuova generazione con le distanze dai centri abitati di Firenze, Sesto e Campi. Quella Vis (che monitorò l’aeroporto così com’era, la fase 3) disse cose chiarissime: si può fare e l’impatto sarà modesto, a condizione che si attuino politiche che migliorino (cosa diversa da mitigare) la condizione dell’aria nel quadrante dell’Osmannoro attraverso la realizzazione di boschi di almeno 10 ettari con essenze (report della facoltà di Agraria) capaci di metabolizzare naturalmente tutta una serie di composti chimici derivanti dalla combustione (soprattutto dei motori a scoppio).
Per rendere compatibile il desiderio politico con le prescrizioni scientifiche fu firmato un protocollo (il 5 agosto 2005) tra il sottoscritto, l’allora sindaco di Campi Alunni, l’allora sindaco di Firenze Domenici, l’allora presidente della Provincia Renzi e dal presidente dell’Ato.
Tra le tante previste quelle indispensabile sine qua non erano la creazione di un bosco di 30 ettari con 25.000 tra alberi e arbusti nella zona nord di Case Passerini (accanto al lago del Capitano) finanziato dalla Provincia e la demolizione e bonifica del vecchio impianto di San Donnino.
Per dieci anni gli enti locali lavorarono per la realizzazione, difficile e costosa, degli impegni.
Il comune di Sesto fece le necessarie varianti urbanistiche (impugnate dalla società dell’Aeroporto), la provincia di Renzi stanziò 2 milioni per il bosco, Ato dei rifiuti e Quadrifoglio lavorarono per rendere possibile la realizzazione dei 4 impianti (così come deciso insieme a Claudio Martini e la Regione Toscana).
Nel frattempo un intenso confronto con cittadini, comitati, associazione ed esperti di diversa opinione fu messo in campo. Ricordo le tante assemblee, infuocate ma civili, insieme agli assessori Nigi e Coggiola. Per ben 2 volte i comuni sono andati alle elezioni con nel programma la realizzazione dell’impianto di Case Passerini. Senza trucchi e senza inganni.
Contemporaneamente andava avanti l’idea del grande parco della Piana che ampliasse gli effetti delle opere di naturalizzazione e rappresentasse una delle più grandi infrastrutture verdi d’Italia (se penso che ci hanno dato di provinciali!).
Poi, improvvisamente, è arrivata la variante al Pit per far guadagnare un gruppo di locuste a spese della Piana Fiorentina con un’opera privata priva di qualunque controllo pubblico ma pagata con denaro pubblico: il nuovo aeroporto di Firenze.
La variante ha bloccato la realizzazione del Bosco e reso superata la Vis del 2004 senza che alla classe politica diffusa sia interessato nulla.
Politiche industriali, idea di un ambiente migliore, equilibri metropolitani, rispetto istituzionale, tutto fu sacrificato agli interessi delle locuste.
Ma la cosa peggiore di tutte, quella che mi amareggia come cittadino e come firmatario degli accordi, è l’allegria con la quale si sono stracciati i protocolli rendendo vano in modo duraturo il confronto istituzionale, il compromesso, la sintesi e sostituendo alla fiducia, necessaria tra i diversi attori politici, l’allegro tradimento.
Gianni Gianassi
Firmatario dell’accordo del 5/8/2005