Resistere. Parola più semplice, meno nobile di quella “resistenza” che ha una connotazione chiara sul piano storico e politico; parola che ricorre più spesso nel linguaggio quotidiano (resistere alla noia, alle malattie, ad una fatica), che sembra indicare più che altro un impegno. Resistere è sempre necessario, anche oggi, è davvero improbabile che si possa essere buoni cittadini senza darsi da fare per il meglio.
Resistere dentro, innanzi tutto, nelle coscienze, non abbandonarsi alla barbarie, al menefreghismo, alla pigrizia intellettuale; resistere come una strada da percorrere, sia da soli che in compagnia, in molti o in pochi, non importa.
Resistere è uno spettacolo sulla memoria. È nato nel 1995 ed ha dietro di sé decine di interviste a diretti testimoni degli avvenimenti: chi si era arrabbiato, chi si era commosso, chi sembrava ormai stanco, senza energie, chi si ostinava a negare tutto, anche la guerra.
Resistere non è uno spettacolo che documenta: la sequenza di scene non segue l’ordine cronologico dei fatti, ma l’accavallarsi delle emozioni e delle narrazioni dei singoli, che ci riportano quello che è rimasto più vivo nelle loro memorie, senza preoccuparsi di far concorrenza ai libri di storia.
Resistere si muove avanti e indietro nel tempo, dai racconti dei testimoni nel ‘95 agli anni di cui si narra, e mescola liberamente storia e invenzione, ricorda fatti importanti e li interseca con squarci di vita quotidiana.
Resistere è dedicato alla città di Sesto ed ai suoi cittadini di allora e di oggi, è un omaggio alla loro capacità di ben resistere in quegli anni duri e bui.