E’ capitato più di una volta di dover intervenire per disciplinare i commenti pubblicati sulla pagina Facebook di TuttoSesto. Neanche precisi riferimenti a sentenze di condanna hanno però scoraggiato i sempre più offensivi leoni da tastiera.
Che i social siano delle piazze virtuali ormai è assodato e potrebbe essere anche un fatto positivo. Basterebbe ricordarsi che in tutte le piazze, quindi anche in quelle social, ci sono delle regole da rispettare. Le regole valgono ancora di più se si tratta di pagine collegate ad un giornale che, come tutti i giornali, ha un direttore responsabile.
Se è vero che il turpiloquio e le offese danneggiano innanzitutto chi le pronuncia o le scrive, è anche vero che con certe frasi e certi atteggiamenti si rischia di danneggiare anche chi non ha responsabilità. Un po’ come se qualcuno usasse il muro di casa mia per scrivere frasi ingiuriose nei confronti di terze persone.
No. Non si può scrivere proprio tutto. O, almeno, non lo si può fare sul mio giornale.
Vistò, però, che gli appelli sono caduti nel vuoto, mi trovo costretto a bloccare tutti commenti sulla pagina Fb diTuttoSesto. Dispiace per i tanti lettori che si sono sempre comportati correttamente, ma non ho scelta.
Ci sarà sempre la possibilità di commentare le notizie direttamente sul sito che poi sarebbe il modo migliore e più diretto per leggerle. In quel caso i commenti andrebbero preventivamente approvati prima della loro pubblicazione e saremmo in grado di controllarli puntualmente. Il “provvedimento” partirà da venerdì 18 luglio 2025.
Mia zia, quando un gioco (o un lavoro, come in questo caso) iniziava a degenerare per il non corretto comportamento di uno dei partecipanti, soleva dire: “Occhio che il riso va nei piatti”. E’ quello che è successo.
Approfitto dell’occasione per ribadire anche un altro concetto più volte espresso: articoli, interviste e titoli di TuttoSesto potranno anche risultare brutti, poco condivisibili da quella o da quell’altra parte politica. Potranno essere criticati e anche digitalmente “stracciati”, ma una cosa è certa: continuerò a scriverli io (o qualche occasionale collaboratore) senza accettare interferenze.
STEFANO NICCOLI