Il 2015 di Sesto Fiorentino si chiude con la nebbia che, se non fosse un reale fenomeno meteorologico, sarebbe una metafora precisa della situazione della nostra comunità.
Da qualche giorno grava sulla nostra città, stimolando riflessioni amare. Insiste soprattutto su quella Piana su cui si sta costruendo (bene o male decidetelo voi) il futuro dei cittadini sestesi e da cui dipendono gli interessi di imprenditori e politici.
E così se
il cielo è plumbeo come la situazione economica del territorio (vedi Ikea, Cavalli, Centro Meccanografico delle Poste etc.)
se
il cielo è grigio come il nostro centro cittadino che ormai esiste soltanto nelle discussioni di partito (Palazzo Pretorio e la Lucciola, tristemente chiusi, sono lì a ricordarci tempi più dinamici e brillanti)
se
il cielo è fosco come la Galleria Giachetti e i tanti negozi chiusi o in difficoltà a causa di una politica che ha premiato troppo la grande distribuzione
se
il cielo è ovattato e privo di acuti di sdegno proprio come desiderato da certi imprenditori (“i danni per la nebbia sarebbero limitati con la nuova pista”) o da certi politici (“l’inceneritore non farà male ai cittadini e sarà utile all’ambiente”)
se
il cielo è cinerino, come l’airone e tante altre specie animali che rischiano di sparire dalla piana
se
il cielo è livido e rancoroso come i nostri concittadini sui social (critiche, giudizi, improperi e insulti, ma sempre meno voglia di partecipare alla Cosa Pubblica come se fosse un dovere e un diritto di qualcun altro)
se
il cielo è pesante come la situazione politica in cui tutti si oppongono ad una maggioranza che non esiste da tempo,
il raggio di sole può essere rappresentato solo dalla volontà di riappropriarsi del proprio destino.
A primavera saremo chiamati al voto. Ci auguriamo che i partiti e i movimenti siano in grado di garantirci un’offerta politica valida e di lungo respiro, ma il cittadino sestese non si deve nutrire dell’attesa e della speranza. Deve tornare a coltivare quel senso civico che sembra aver smarrito. Difficile combattere l’idea dell’inceneritore se poi non siamo capaci di impegnarsi nella raccolta differenziata. Difficile volere l’aria pulita e poi utilizzare l’auto anche per andare in bagno. Ci vuole un radicale cambiamento culturale.
La libertà
non è star sopra un albero
non è neanche il volo di un moscone
la libertà non è uno spazio libero
libertà è partecipazione
Lo diceva Giorgio Gaber un secolo fa, ma la frase è valida adesso come allora: non importa quante sfumature possa aver avuto il grigio del 2015. Solo smettendo di delegare e impegnandosi di più in prima persona, il sole può tornare a splendere in un cielo che, per altro, speriamo pulito.
“Noi siamo convinti che il mondo, anche questo terribile, intricato mondo di oggi, possa essere conosciuto, interpretato, trasformato, e messo al servizio dell’uomo, del suo benessere, della sua felicità. La prova per questo obbiettivo è una prova che può riempire degnamente una vita”.
Buon 2016
TUTTOSESTO