Lo scrittore sestese Filippo Canali si classifica terzo al premio del bugiardino

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Non dire bugie è uno dei tanti insegnamenti dei nostri genitori. Ma se partecipi al premio del bugiardino la situazione si rovescia. Alcuni di voi si staranno chiedendo di cosa stiamo parlando. Era il 1966 quando, a Le Piastre in provincia di Pistoia, Mauro Begliomini, Giancarlo e Mauro Corsini diedero vita al “Campionato italiano della bugia”. L’obiettivo era ed è quello di raccontarsi storie spesso ingigantite proprio da bugie. Sull’onda del successo, nel 1987 fu deciso di allargare la partecipazione anche ai vignettisti, creando così la sezione grafica della manifestazione.

Sabato 30 luglio si è tenuta la premiazione della parte letteraria, alla quale ha partecipato anche il giornalista e scrittore sestese Filippo Canali. “La bugia letteraria consiste nello scrivere un racconto di 1.800 battute, poi una giuria popolare opera una selezione e le prime cinque storie prescelte vengono lette da un noto scrittore. Sabato scorso è stata la volta di Sandro Veronesi – racconta Canali in esclusiva a Tuttosesto.net -. Io sono rientrato tra i primi cinque finalisti. Veronesi, però, ha scelto solo due racconti perché li riteneva superiori agli altri. Io sono rimasto fra i tre ex aequo. Il problema è che il regolamento non prevede gli ex aequo, così i racconti dei terzi non sono rientrati nelle comunicazioni ufficiali. Il mio scritto, che parla di lumache e che si intitola ‘Con calma’, non sarà messo sul sito labugia.it. Con me, ma per quanto riguarda la sezione grafica, è stato premiato Lorenzo Vannini, autore del murales all’Unione Operaia di Colonnata. Lui ha avuto la menzione speciale della giuria, è la terza volta che gli accade, ma non è mai riuscito a vincere un bugiardino“.

Qui sotto il testo di “Con calma”, il racconto di Filippo Canali:

Le lumache sono un piatto tipico della montagna pistoiese. Ecco perché una vecchia contadina dell’Abetone costringe il suo non più giovane marito ad alzarsi all’alba per andare nel bosco a prenderne un cesto. E’ una domenica di luglio e già di prima mattina un lungo serpentone di auto pieno di persone boccheggianti arriva in montagna per ritemprarsi dalla calura che attanaglia il capoluogo toscano. Tra loro, nel bel mezzo del bosco, l’anziano Mario riconosce una sua vecchia compagna di studi intenta a cercar funghi. I due si riconoscono. Gianna, racconta che ormai è vedova da tempo, ma che non ha mai scordato di quando i due erano giunti ad un passo dallo sposarsi prima che la vita li costringesse a dividersi. Lei, ingegnere elettronico, era stata costretta a trasferirsi in Germania per curare la sua carriera, lui, diplomato in agraria, aveva preferito restare nelle colline pistoiesi per diventare un imprenditore agricolo. La passione si accende di nuovo tra di loro. Neppure la non più giovane età impedisce ai due di appartarsi nei luoghi più bui del bosco per scambiarsi intime profusioni amorose. Il tempo passa e solo a tarda sera Gianna esclama: – Accidenti come si è fatto tardi! Devo essere assolutamente a casa per l’ora di cena! Sono costretta ad andare. Ti saluto, mi ha fatto davvero piacere rivederti -. Poi una fuga verso l’auto. A Mario neppure il tempo per chiedere il numero di telefono: – E adesso che racconto a mia moglie? -. Poi la folgorazione… Arriva a casa e gira la chiave nella toppa. – Ma dove ti sei ficcato? Mi hai fatto stare in pena! -, grida Marta, l’anziana moglie. Gino guarda per terra e facendo con le mani un gesto di esortazione dice: – Su, su, lumachine, ancora due metri e siamo a casa! – .

canali e vannini
Filippo Canali e Lorenzo Vannini

 

STEFANO NICCOLI

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