Malo cerca un investitore, richiesta di concordato preventivo. I sindacati annunciano sciopero

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Foto: Gonews

Malo S.p.a. rende noto di aver depositato il 18 agosto 2017, presso il Tribunale di Firenze, la domanda per l’ammissione alla procedura di concordato preventivo “con riserva” ai sensi dell’art. 161, sesto comma della legge fallimentare.

 

La Società si propone di perseguire l’obiettivo di preservare la “continuità aziendale” – nel contesto della Procedura di concordato, ai sensi dell’art. 186 bis di quella legge – individuando un partner che possa risanare l’azienda. Con provvedimento del 30 agosto 2017 il Tribunale di Firenze ha concesso termine per il deposito della proposta concordataria completa con il piano e la documentazione di cui al secondo e terzo comma dell’art. 161 della legge fallimentare Proseguono quindi, con l’ausilio dell’advisor finanziario LABS Investments, le attività di ricerca e selezione di un investitore in grado di offrire le migliori prospettive in termini di conservazione del valore aziendale e conseguente tutela delle aspettative di dipendenti e creditori, per quanto possibile. Come advisor dell’operazione concordataria sono stati incaricati lo studio Ergon di Angelo Cisotto per gli aspetti finanziari e contabili, e lo studio La Scala per gli aspetti legali.

 

In arrivo nuove mobilitazioni dei lavoratori (sciopero e manifestazione). La nota di Filctem Cgil e Femca Cisl
Crisi Malo (storica azienda di cashmere di Campi Bisenzio, 60 dipendenti da sommare ad altri 40 dello stabilimento emiliano di Borgonovo): a breve saranno annunciate da Filctem Cgil e Femca Cisl nuove iniziative di mobilitazione dei lavoratori (sciopero e manifestazione in vista). Motivo: la perdurante mancanza di prospettive per l’azienda. Quest’ultima, negli ultimi incontri al Ministero, ha chiesto la Cassa Integrazione Straordinaria, con esito negativo; nel Piano Industriale mancano gli investimenti necessari al rilancio degli stabilimenti produttivi, e la proprietà ha intenzione sia di vendere i “gioielli di famiglia”, cioè il negozio di via Montenapoleone a Milano, sia di dare all’esterno la licenza di produzione per il mercato estero di Cina e Usa. L’azienda ha inoltre chiesto al Tribunale di accedere al Concordato preventivo. Parallelamente, non si registrano passi avanti sull’impegno a cedere l’azienda stessa che la proprietà aveva preso. Attualmente, poi, non essendo stata fatta alcuna ricapitalizzazione, nella fabbrica di Campi Bisenzio si è alla paralisi dell’attività per mancanza di liquidi: non si possono produrre gli ordinativi, manca persino il filato. Per tutte queste ragioni, e in particolare per il necessario impegno della proprietà a cercare di vendere l’azienda, Filctem Cgil e Femca Cisl hanno scritto ieri alla Regione per ottenere la riapertura del Tavolo di Crisi.

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