Quando finirà questa forma inaccettabile di damnatio memoriae?
Per la sinistra a Campi, “foibe” è ancora una parola sconveniente e l’intitolazione di stamani dell’area verde di Via Siena non riconosce il giusto merito a troppe vittime innocenti.
Nel febbraio di un anno fa, ricostruisce la vicenda Paolo Gandola, capogruppo di Forza Italia a Campi, insieme a Severino Bergamo e la Sig.ra Miriam Andreatini Sfilli, esule e delegata Fiorentina dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, avevamo avviato la procedura per intitolare l’area Verde di Via Siena a tutti i martiri delle foibe. Si è così innescato un lungo dibattito tra tutte le forze politiche e il capogruppo del partito democratico si era formalmente impegnato in aula a dimostrarsi concorde a intitolare una via o un giardino ai martiri delle foibe. Nonostante l’impegno assunto, durante il dibattito in aula, la consigliera comunale Eboli presentava un emendamento che chiedeva di cancellare la parola “foibe” sostituendo la denominazione dell’area verde in “Giardino del ricordo – a tutti i martiri”.
Pur spaccandosi, la maggioranza aprovava l’emendamento con 11 voti favorevoli e 6 contrari. Per tale ragione, oggi, così come prevedeva l’atto presentato da noi di Forza Italia, l’amministrazione comunale ha provveduto a intitolare l’area verde “a tutti i martiri”.
Si tratta di un fatto vergognoso, la sinistra ha dovuto ricorrere a inutili sofismi per cancellare la parola Foibe, una parola scomoda, imbarazzante, essendo stati i partigiani comunisti del maresciallo Tito i responsabili dell’eccidio.
Noi di Forza Italia non abbiamo alcun imbarazzo a partecipare alle commemorazioni partigiane dove viene riconosciuta e colpevolizzata l’assurda furia nazista. Riconoscere che i morti nelle foibe sono morti di tutta l’Italia è premessa indispensabile per essere Nazione fino in fondo affermando con decisione la condanna di tutti i totalitarismi passati e presenti.
Per questa ragione stamani Forza Italia ha realizzato un sit-in durante l’inaugurazione per contestare l’assurda decisione di intitolare il giardino senza citare la parola foibe.
Le vicende delle donne e degli uomini, circa diecimila in quattro anni, gettati nelle Foibe, parlano ancora al nostro presente, conclude Gandola e non possiamo accettare che perduri ancora oggi questa forma di vero e proprio negazionismo.