Benedetto Ciabatti era un soldato semplice, che 1916 viene richiamato alle armi per prendere parte alla Prima Guerra Mondiale. Di questa esperienza rimane una testimonianza straordinaria, il suo diario di prigionia, sul quale l’associazione Tourbillon sta realizzando il docufilm “Son tornati gli alberi. Dal diario del soldato Benedetto Ciabatti. 1917-18”, con la collaborazione e il contributo del Comune di Calenzano.
“Quella di Ciabatti è una testimonianza unica – ha detto il Sindaco Alessio Biagioli -. Per la prima volta ascoltiamo la voce di un soldato semplice e non di un ufficiale, attraverso un documento raro, rinvenuto in seguito e quindi non passato dalla censura. Il Comune ha subito appoggiato la proposta dell’associazione Tourbillon, che si inserisce nel lavoro che portiamo avanti da anni sulla memoria collettiva, utilizzando vicende singole e familiari per raccontare la storia e rafforzare così la nostra identità”.
Classe 1880, Benedetto Ciabatti nasce a Calenzano in una famiglia di contadini. Richiamato alle armi nel 196esimo battaglione Milizia Territoriale di fanteria, 1a compagnia, nel maggio 1916 parte per Sarzana, diretto al fronte nell’area della Val Posina, oggi in provincia di Vicenza.
Preso dagli austro-ungarici il 19 maggio del 1917, inizia la sua esperienza di prigioniero di guerra prima in Trentino, nel castello del Buonconsiglio, e poi nel campo di Sigmundsherbergh in Austria, dove si ricongiunge con altri due calenzanesi, Landini e Martini. In seguito, assieme a cinque compagni di sventura, Ciabatti fu spedito in Ungheria ai lavori forzati nei campi delle campagne di Pécs. Nel novembre del 1918 fece ritorno in Italia sbarcando a Pesaro.
“Nelle famiglie si parlava poco dell’esperienza in guerra – ha raccontato il regista Leandro Giribaldi dell’associazione Tourbillon – e si rischia di perdere la memoria di quel conflitto e di quello che ha significato nella società italiana. Il diario di Benedetto Ciabatti sta diventando lo strumento per riannodare la memoria. Nel corso delle riprese stiamo incontrando molte più persone di quelle che ci eravamo immaginate, ognuna con la propria storia da raccontare. Possiamo quindi dire che, a cento anni di distanza, il documentario stabilisce un filo di memoria tra il passato e il presente”.
Comune di Calenzano