Il pennivendolo di Sesto

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editoriale
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Piove, l’estate di San Martino si volatilizzata e mi risveglio con l’accusa di prostituta. Si comincia bene.

Mi rendo conto di essere l’ultimo arrivato tra i giornalisti ma non posso non sentirmi coinvolto dalle parole di Di Battista. Perché l’esponente pentastellato non ha mirato, ma ha sparato a raffica su tutta la categoria. Facile, ma anche vigliacco. Non esiste categoria costituita solo di persone buone e capaci, si può e si deve distinguere possibilmente senza offendere.

La Raggi (perché è lei il motivo del contendere) come personaggio pubblico si trova (consapevolmente) sotto un riflettore. Certo il suo nome è stato in prima pagina per molti mesi. Ci sarà senz’altro chi l’ha citata a sproposito. Chi avrà esagerato con i toni. Forse anche chi ha scritto qualcosa di offensivo. Ma prendetevela con lui, santiddio.

Oggi, per gli stessi motivi di notorietà, la Raggi trova celebrata su tutti gli organi di informazione la sua assoluzione e a me viene da pensare ai tanti, meno noti, che pur assolti, non hanno goduto dello stesso giusto riconoscimento. Non hanno neanche trovato un Di Battista a difenderli.

Insomma per favore discutiamo del merito delle questioni, non delle categorie.

P.S. Oggi faccio fatica a trovare sulla stampa nazionale notizie relative alla manifestazione che si è tenuta ieri a Roma contro il decreto Salvini (circa 8.000 partecipanti), mentre le pagine di cronaca sono abbastanza ricche di notizie sulla manifestazione di Torino (circa 25.000 partecipanti).

Sono scelte editoriali, non marchette da prostituta.

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