Sarà “Tre. Le sorelle Prozorov”, riscrittura del celebre testo di Anton Checov, lo spettacolo che sabato 9 febbraio andrà in scena alle 21.00 presso il Teatrodante Carlo Monni di Campi Bisenzio (piazza Dante Alighieri, 23). La rappresentazione, diretta da Giovanni Meola, frutto della drammaturgia collettiva del regista, della sua assistente e di Roberta Astuti, Sara Missaglia e Chiara Vitiello, che ne sono anche le interpreti, è un progetto di Virus Teatrali. “Tre. Le sorelle Prozorov” fa parte di “A mano a mano”, rassegna dove il palcoscenico diventa anche platea creando una vera esperienza immersiva e intima sia per lo spettatore che per il cast.
“Tre. Le sorelle Prozorov” è un corpo a corpo con uno dei drammaturghi e commediografi più importanti della storia del teatro come Anton Cechov. Un lavoro di riscrittura sul campo che ha come esito finale quello di “essere Cechov anche senza essere Cechov”. Olga, (Sara Missaglia) Masha, (Chiara Vitiello) e Irina (Roberta Astuti) sono le figlie di uno stimato generale che hanno lasciato Mosca per trasferirsi in provincia. Le tre sorelle condividono la stessa voglia di tornare a Mosca per poter prendere parte alla vita sociale della capitale, sfuggendo così alla frustrante vita di provincia. Al centro della trama la disillusione e il modo in cui i personaggi accettano o tollerano una realtà che scoprono, con loro sconcerto, essere diversa da quella immaginata o sperata.
Dichiara il regista Giovanni Meola: “Questo progetto mi è particolarmente caro perché assieme alle attrici e alla mia assistente abbiamo voluto condividere una sfida intrigante e allo stesso tempo rischiosa: sceglierci e regalarci una disponibilità allo studio e alla pratica rarissimi in questo campo. Per chi fa teatro, per chi si misura ogni giorno con il tentativo di dare vita, in scena, a qualcosa che abbia un senso (razionale, epidermico, carnale, visivo, estetico, concettuale o quale che sia) e che, appunto, riesca ad avere ‘vita’ e a ritrasmetterla, Cechov è un baluardo col quale, prima o poi, fare i conti. Ma fare i conti con questo straordinario autore significa ingaggiare una lotta senza quartiere non solo con ciò che ha scritto ma ancor di più con il cosiddetto ‘non detto’ e, penso di poter aggiungere, col ‘non scritto’. E noi questo abbiamo provato e stiamo provando a fare. Tra entusiasmi, dubbi, retromarce, avanzate spedite e tanta applicazione. Applicazione creativa nel praticare una riscrittura drammaturgica collettiva e scenica (del nostro gruppo di lavoro composto da reparto registico ed attrici) con la quale riuscire nell’impresa di mettere in scena i tanti personaggi di quel testo con sole tre attrici. Duttili, ‘vere’ ed intelligenti”.