Si è aperto nella mattinata ieri, 01.04.2019, il primo tavolo di crisi presso la Regione Toscana, su richiesta dei sindacati dei lavoratori della Roberto Cavalli S.p.A., mossi dalla preoccupazione e dall’incertezza per il futuro di circa 300 dipendenti della maison fiorentina.
All’incontro, coordinato da Gianfranco Simoncini, consigliere per il lavoro del governatore Rossi, hanno preso parte anche il sindaco di Sesto Fiorentino e l’assessore al lavoro del Comune di Campi Bisenzio oltre che il presidente del CdA di Roberto Cavalli S.p.A., Emiliano Nitti, e l’amministratore delegato, Gian Giacomo Ferraris.
E’ stata questa la prima vera occasione di incontro ufficiale tra parti sociali, istituzioni e management nel quale i sindacati hanno sfruttato l’occasione per chiedere verità. Verità sulle vicende che stanno coinvolgendo il futuro e il destino di centinaia di famiglie. Verità sulle sorti del prestigioso marchio italiano. Verità sulle voci relative ai possibili i investitori ancora interessati a dare un futuro all’azienda. Verità su quei 450 milioni che Clessidra avrebbe dichiarato di aver investito nel marchio al momento della sua entrata nel capitale della Roberto Cavalli S.p.A. nel 2015; dati, questi ultimi, circolati nei giorni scorsi su autorevoli testate giornalistiche.
Su quest’ultimo punto è stato proprio il presidente Nitti a prendere la parola e a chiarire che, dei 450 milioni di euro, in realtà solo 15 sono serviti alla ricapitalizzazione della Roberto Cavalli S.p.A. I restanti, invece, hanno costituito, in parte, il prezzo di acquisto corrisposto al Sig. Roberto Cavalli (e, pertanto, mai transitati nelle casse aziendali) per circa 230 milioni.
Risulta, poi, che circa 16 milioni di euro siano serviti a garantire gli investimenti per nuove aperture per il triennio 2016-17-18 e, circa 27 milioni, siano stati utilizzati per iniziative nel marketing per il biennio 2017-18.
Il presidente e l’AD hanno poi ribadito che, la domanda prenotativa di concordato, presentata innanzi al tribunale di Milano, è un atto dovuto, nonostante il prosieguo del processo di vendita affidato all’advisor Rotschild.
Tuttavia i sindacati e i lavoratori non si spiegano come sia possibile che l’azionista abbia scelto di disinvestire anticipatamente nel rilancio del brand visto e considerato che, dal momento in cui è entrato nel capitale dell’azienda, ha sempre avuto visibilità sui risultati grazie, anche, ad attività di “vigilanza” di cui ha investito i suoi stretti e fidati collaboratori.
Allo stesso modo, i sindacati si chiedono come mai il management, chiamato e deputato a realizzare un ambizioso progetto di rilancio della storica maison fiorentina, non si sia assicurato con congruo anticipo – e non soltanto sul finire dell’esercizio del 2018 – che l’azionista non avrebbe negato il suo supporto al progetto e che avrebbe continuato a sostenere la strategia dell’AD.
In conclusione luce fatta, finalmente, sulla portata dell’investimento dell’azionista, meno sui prossimi passi.
Per questo motivo i sindacati hanno chiesto un nuovo tavolo, da tenersi entro due settimane, nel quale sarà necessaria anche la presenza dell’advisor Rotschild.
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