Non capita tutti i giorni di vincere una coppa. Figuriamoci se la coppa in questione è quella degli Europei Under 12 di baseball. Jordan Ariani ha compiuto l’impresa poche settimane fa a Trebic (Repubblica Ceca). Abita a Calenzano, ma gioca a Sesto Fiorentino, nel Padule Baseball. Una grande soddisfazione per la sua famiglia e per la società guidata dal presidente Romano Becchi. “Se son rose, fioriranno“.
Non abbiamo potuto parlare con Jordan perché impegnato al campionato del mondo in programma fino al 4 agosto a Taipei, Taiwan (partite visibili sul canale YouTube della WBSC). Abbiamo, però, intervistato Antonella Masi, mamma di Jordan, nonché sua allenatrice.
Jordan è reduce da una fantastica impresa. Ce ne parli.
“Ammetto che la convocazione in nazionale è stata una sorpresa. Il percorso era iniziato l’anno scorso con la convocazione nell’Italia sperimentale. Quest’anno è riuscito ad andare avanti nelle varie selezioni e così è stato chiamato nei diciannove partiti per l’Europeo. Abbiamo seguito Jordan in Repubblica Ceca, c’erano tanti altri genitori. E’ stata una settimana intensa. Jordan ha avuto modo di crescere a livello di gioco e di vita. Nel girone hanno vinto contro Belgio e Francia e perso contro l’Olanda. In semifinale hanno battuto di misura i padroni di casa della Repubblica Ceca. In finale hanno ritrovato l’Olanda. I nostri ragazzi l’hanno spuntata con gran carattere, vincendo 7-5. E’ stata una gara emozionante“.
C’è divario tra la nazionale italiana e le altre?
“Con le nazionali europee ce la giochiamo. L’Italia Under 12 ha vinto gli ultimi tre campionati europei, mentre l’Under 15 è vice campione. A livello mondiale, invece, la differenza è netta. Le selezioni più forti sono quelle americane. C’è tanta strada da fare“.
Perché in Italia il baseball non riesce ad affermarsi?
“Purtroppo non abbiamo i mezzi. Il baseball è uno sport povero, poco conosciuto e le risorse economiche sono limitate. La federazione fa quel che può, ma non riesce a sopperire a tutto quello di cui ci sarebbe bisogno. Le società non riescono a trovare gli sponsor. Il ‘circo’ del baseball costa tanto: abbiamo le torri faro e abbiamo bisogno di spazi chiusi perché non possiamo giocare d’estate. Viviamo di quello che riescono a darci i genitori. Bisognerebbe allenarsi tutti i giorni, ma è gravoso per le famiglie e la società“.
Torniamo a Jordan: quando e com’è nata la sua passione per il baseball?
“La passione è nata presto perché suo fratello maggiore gioca a baseball, in Serie C, anche lui nel Padule. Non avrebbe potuto fare altro (ride, ndr). Ha iniziato all’età di sei anni. Io ho cominciato ad allenare quattro anni fa seguendo la loro passione”.
Jordan come sta vivendo l’avventura mondiale?
“Si sono ritrovati sul mondo della luna. La sua preoccupazione più grande era il volo (ride, ndr). La prima partita, purtroppo, è andata male: sconfitta per 15-0 contro Venezuela. Lo abbiamo sentito questa mattina dopo la gara. Erano consapevoli di non riuscire a contrastare Venezuela, ma lo staff è contento ugualmente dei ragazzi, sa che non hanno niente da perdere. Sabato 27, alle 8 italiane, l’Italia giocherà contro il Messico, domenica 28 contro l’Australia, lunedì 29 contro gli Stati Uniti campioni in carica, martedì 30 contro la Corea del Sud. Purtroppo siamo stati inseriti nel girone peggiore. Ma siamo contenti lo stesso perché non è solo un’esperienza sportiva, ma anche di vita. Siamo convinti che, quando tornerà, non lo riconosceremo”.
Padule Baseball: com’è andata la scorsa stagione e quali sono gli obiettivi per il futuro?
“Abbiamo vinto il campionato Under 12 toscano. A settembre disputeremo le finali nazionali che abbiamo giocato anche l’anno scorso. Arrivammo fino ai quarti. Gli avversari più ostici in campionato? Grosseto e Livorno. L’anno prossimo Jordan passerà di categoria, andrà nell’under 15, quindi dovrà ricominciare daccapo“.
Come vivi il fatto di essere, allo stesso tempo, mamma e allenatrice di Jordan? C’è un conflitto d’interessi?
“Sì. Devo essere brava a scindere i due ruoli e a trattare i ragazzi allo stesso modo. Quando è possibile, lo faccio allenare da altri. Cerco di evitare il contatto, anche perché non accetta le mie critiche (ride, ndr)”.
Quali sono i suoi punti di forza? In cosa, invece, deve migliorarsi?
“Ama fare il ricevitore. Deve gestire la squadra in fase difensiva e ricordarsi i punti deboli dei battitori degli avversari. Per fare il ricevitore ci vuole tanto cervello e Jordan ha una mente matematica. Passa la partita accucciato dietro al battitore. E’ il ruolo più difficile e faticoso, ma gli piace tanto. Deve, invece, migliorare nella disciplina, così come tutti i bambini di dodici anni. Il mondiale lo migliorerà su quest’aspetto. In nazionale è vietato sgarrare“.
Qual è il suo giocatore preferito?
“Il ricevitore Yadier Molina (portoricano classe 1982, gioca per i St. Louis Cardinals, ndr). Per via dei capelli lunghi e biondi è stato paragonato a Noah Syndergaard, soprannominato ‘Thor, lanciatore dei New York Mets“.
In conclusione: cosa direbbe ai ragazzi che vogliono avvicinarsi al baseball? Lancia un appello.
“Il baseball è uno sport per tutti. C’è un ruolo adatto per ciascuno. E’ uno sport di squadra, ma che si gioca da soli. Quando batti, sei solo contro la formazione avversaria. Quando arrivi in base, la tua squadra ti segue. Il baseball, inoltre, tiene attiva la mente e l’ambiente è sano. I ragazzi sono avversari in campo, ma amici fuori. Sempre”.
STEFANO NICCOLI