“Le nostre attività si svolgono abbastanza regolarmente con qualche difficoltà in più e, soprattutto, adottando ogni possibile protezione per il personale: abbiamo limitato l’accesso in azienda agli esterni, abbiamo spostato i meeting tra le persone fisiche a meeting virtuali, abbiamo potenziato lo smart working, peraltro già presente nella nostra azienda, abbiamo dotato il personale operante sul territorio di adeguati dispositivi di protezione normati dalla legge come mascherine, tute, occhiali. Stesse misure sono state implementante con i nostri fornitori esterni per assicurare che tutto il ciclo, dalla produzione alla consegna fino all’assistenza domiciliare dei pazienti, sia sicuro e in linea con quanto richiesto dalle autorità”.
Stefano Collatina, Country Manager di Baxter Italia, spiega ad Adnkronos/Labitalia che l’emergenza coronavirus non coglie impreparata Baxter, azienda specializzata in prodotti e servizi per la terapia intensiva, chirurgia, assistenza nutrizionale e terapie renali.
“Abbiamo anche approntato un Crisis team che si riunisce tutti i giorni per monitorare l’evolversi della situazione”, aggiunge Collatina precisando: “Non abbiamo stabilimenti nelle zone rosse, ma li abbiamo in quelle ‘gialle’ cioè vicine. In Italia abbiamo 4 siti tutti al Nord e al Centro: due in Lombardia, a Sondalo e a Grosotto, uno in Emilia a Medolla e uno in Toscana a Sesto Fiorentino. Inoltre, abbiamo un magazzino in Veneto, a 15 km da Vo’ Euganeo, altra zona rossa”.
“Nel complesso, in Italia abbiamo 1.500 dipendenti, la gran parte concentrata negli impianti di produzione, mentre 140 circa stanno nella sede amministrativa di Roma e qualche centinaio svolgono attività in esterna, come appunto il personale che provvede all’assistenza domiciliare dei pazienti che necessitano di nutrizione parenterale e di dialisi peritoneale”, precisa Collatina. Proprio per questa delicatissima attività svolta su incarico delle Asl e che “va garantita anche agli eventuali pazienti in quarantena – dettaglia Collatina- Baxter sta stilando un protocollo di massima sicurezza per operatori e pazienti”.
Le difficoltà che in questo momento incontra un’azienda come Baxter che fornisce prodotti e servizi salva-vita, sono sostanzialmente logistiche.
“Le prime difficoltà – spiega Collatina – sono quelle di accesso alle zone interdette per gli operatori dell’assistenza domiciliare: c’è una procedura che prevede la concessione di un’autorizzazione ad entrare nella zona rossa da parte del Prefetto proprio in virtù che dai nostri prodotti e dai nostri servizi dipende la vita delle persone. Una volta ottenuta questa autorizzazione -aggiunge Collatina- l’azienda ha il compito di proteggere i suoi dipendenti con tutti i dispositivi previsti dalla legge”.
Collatina spiega che, per ora, “non abbiamo quantificato i danni economici causati dal diffondersi del Covid-19, ma sicuramente ci saranno. Stiamo monitorando la situazione”. “Basti pensare -osserva- che solo l’adozione di tutte le misure di sicurezza e protezione dei lavoratori ha comportato dei costi aggiuntivi”.
Altro fattore di potenziale difficoltà per le aziende del settore medicale, soprattutto per il settore Pharma, “potrebbe essere l’approvvigionamento degli intermedi di produzione: la maggior parte delle componenti dei farmaci -spiega Collatina- viene dalla Cina, che in questo momento è un Paese chiuso. Noi non abbiamo queste difficoltà perché abbiamo attività diversificate, ma le aziende farmaceutiche per ora attingono alle riserve. Che però prima o poi finiranno”.
Difficile, per Collatina, che è anche medico, prevedere la durata di questa emergenza. “Si vive alla giornata -commenta- ma credo che l’epidemia non si esaurirà prestissimo. Ogni paziente infetto contagia in media 2 persone. Il fatto che sia una malattia sconosciuta impone zero tolleranza. Sappiamo solo che il Covid-19 è un coronavirus e che, come tutti i coronavirus, è sensibile alle temperature esterne. E dunque dovremmo andare con l’arrivo della stagione calda, verso una riduzione dei contagi”. “Ma se dovessi rispondere alla domanda ‘quanto ancora durerà l’epidemia?’ direi “non si sa”, mentre alla domanda “è in crescita?” risponderei di ”temo di sì”, conclude Collatina.
Adnkronos