Calenzanese segnalato per ricettazione di beni culturali

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pixabay- il materiale raffigurato nella foto non ha nessuna attinenza con quello indicato nell'articolo

La Guardia di Finanza di Poppi, nell’ambito dell’attività di polizia economico-finanziaria, ha individuato e sottoposto a sequestro alcuni reperti archeologici di origine etrusca, risalenti al periodo tra il VII e il VI secolo a.C.,
di probabile provenienza dall’area dell’Etruria meridionale (alto Lazio).

Sono manufatti in ceramica e terracotta di pregiata fattura e di inestimabile valore, destinati, al tempo, all’utilizzo quotidiano, per conservare alimenti e bevande.
In particolare, si tratta di sette oggetti: due oinochoe (brocca di vino) in bucchero (tipo di ceramica nera e lucida), un oinochoe in ceramica d’impasto a bocca trilobata, un holmos (vaso su alto piede) in ceramica d’impasto rosso, un kylix (coppa per il vino) in bucchero, una olla biconica (recipiente di terracotta, destinato perlopiù alla cottura o alla conservazione dei cibi), una tazza attingitoio.

I finanzieri li hanno scoperti nel corso di un controllo di natura amministrativa eseguito presso un esercizio commerciale del comune di Poppi, laddove, dopo accurate ricerche, sono stati rinvenuti, inizialmente, 5 pezzi. Le operazioni sono poi proseguite all’interno dell’abitazione del titolare dell’azienda e lì è stato rinvenuto un ulteriore vaso pregiato.

Le indagini sono state indirizzate per risalire al fornitore dei reperti in questione, rapidamente individuato in un uomo residente nel comune di Calenzano, e per ricostruire i flussi finanziari delle varie cessioni.
Sulla base di un provvedimento di perquisizione emesso dalla Procura della Repubblica di Arezzo, sono state, pertanto, svolte le ricerche all’interno dell’abitazione del soggetto, che custodiva l’ultimo dei pezzi ritrovati, un raro recipiente in terracotta del VI secolo a.C.

L’intervento è stata svolto con la collaborazione della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio per le province di Siena – Grosseto – Arezzo, la quale, attraverso complessi ed accurati accertamenti tecnici, svolti dai funzionari competenti per l’area del Casentino, ha stabilito la datazione e l’origine degli oggetti, che, per le evidenti tracce di incrostazioni terrose, di solidificazioni
calcaree e, in alcuni casi, di fratture, si ritiene che possano provenire da scavi non autorizzati del sottosuolo.

Le condotte illecite commesse dai due soggetti, segnalati entrambi per il reato di ricettazione di beni culturali, sono attualmente al vaglio dell’autorità giudiziaria.
Grazie all’intervento operato, il materiale archeologico sarà al più presto restituito agli enti competenti, a beneficio dell’intera collettività, sottolinea la Gdf in un comunicato.

(Zto/Adnkronos)

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