Sulla futura moschea – scrive il Corriere Fiorentino – si allunga un’altra ombra: quella di Achille Occhetto al telefono. Con uno squillo ai dirigenti comunisti fiorentini, a fine anni 80 l’allora segretario del Pci bloccò di fatto il progetto Castello.
Uno snodo della storia dell’area fiorentina che, fatte le dovute differenze, è tornato in mente a qualche sindaco di oggi leggendo l’intervista con cui Matteo Renzi ha fermato l’ipotesi della moschea nell’ex caserma Gonzaga. Ad evocare lo spettro esplicitamente è il primo cittadino di Campi Emiliano Fossi: “Io credo che i partiti debbano tornare a svolgere un ruolo anche nel governo di processi complessi come la costruzione di una moschea — dice — ma non è che si può tornare alle telefonate di Occhetto…”. Altri suoi colleghi fanno lo stesso parallelo storico, però con la garanzia dell’anonimato.
Tutti i sindaci Pd si ritroveranno faccia a faccia nel vertice del 3 maggio chiesto da Dario Nardella e dal segretario metropolitano dei Democratici Fabio Incatasciato per risolvere il rebus moschea. E l’impressione è che non sarà facile, perché ad oggi nessun sindaco sembra pronto a dire sì ad una moschea in «casa» propria. Nessuno dei sindaci si dice pregiudizialmente contrario alla moschea in sé e tutti sono pronti a partecipare all’incontro (anche se gli inviti, a quanto dicono, non sono ancora arrivati). Ma ognuno di loro ha un motivo per dire no alla moschea nel proprio Comune: la mancanza di spazi adeguati, o il fatto che nella propria città sia già presente un luogo di culto islamico, o ancora i collegamenti stradali non idonei ad un grande afflusso di persone. “A Campi abbiamo da anni un luogo di culto che ospita circa 500 fedeli musulmani, una presenza importante che abbiamo inserito in una zona (quella di via Barberinese, ndr) dove c’è un mix di funzioni: residenze, un centro commerciale, uno stadio. Un modello che sta funzionando”, dice il sindaco di Campi Fossi. Parole simili arrivano da Monica Marini, sindaco di Pontassieve, la città dove abita Matteo Renzi. “Da noi c’è una casa di preghiera realizzata dalla comunità islamica locale, regolarmente autorizzata”, spiega Marini, che renziana non è mai stata. “Qualunque sarà il luogo dove si farà la moschea, credo che dovrà essere ben raggiungibile. Per questo mi sembra difficile farla fare qui», dice invece il sindaco di Impruneta, il renzianissimo Alessio Calamandrei. A Signa qualche anno fa la locale comunità marocchina voleva aprire un luogo dove pregare, ma il Comune disse di no. “C’erano dei problemi, non avremmo retto l’impatto sulla viabilità di una piccola realtà come Signa“, spiega il primo cittadino Alberto Cristianini. Insomma, l’unico che sarebbe stato pronto a dire di sì è il sindaco di Bagno a Ripoli Francesco Casini. “Nei mesi scorsi — rivela — l’imam Izzedin Elzir è venuto più volte da me e abbiamo valutato diverse possibilità, tra cui un luogo in viale Europa, ma tra vincoli paesaggistici e posti che non rispondevano alle esigenze della comunità musulmana, purtroppo non c’è stato modo di trovare il luogo adatto”. Sandro Fallani di Scandicci, che sull’ipotesi Gonzaga si è scontrato a distanza con Nardella, dice: “Io la soluzione in tasca non ce l’ho, ma faccio una proposta di metodo: adottiamo il modello usato per il bando periferie e per l’estensione delle linee tranviarie, cioè vediamoci regolarmente“.
Per la verità, dopo l’avvitamento seguito allo stop di Renzi alla Gonzaga, il Pd sta già lavorando ad una «exit strategy» sulla moschea, così riassumibile: primo, trovare un luogo dove ci sia una situazione di degrado da risolvere, in modo che l’arrivo della moschea possa essere presentata come una riqualificazione dell’area stessa; secondo, individuare un luogo che sia veramente ai confini del capoluogo, meglio ancora se fuori. E quando i dirigenti Pd si sono messi a ragionare sulle ipotesi concrete, ne è saltata fuori una: il campo rom abusivo di Sesto Fiorentino, una delle tre città dell’area fiorentina non amministrate dal Pd. L’area individuata si trova dietro al Polo Scientifico e sopratutto vicino ad un’altra ex caserma, la Quarleri, il cui bando per la riqualificazione è stato appena aperto. Bingo, si sono detti in diversi nel Pd: si risolve con uno sgombero il campo abusivo e si risolve il problema della collocazione della moschea. E si risolvono i problemi del Pd. Il sindaco di Sesto Lorenzo Falchi non commenta l’indiscrezione, ma si scaglia contro il vertice Pd sulla moschea: “È una cosa fuori dal mondo che il sindaco metropolitano Nardella convochi solo i sindaci del suo partito per una questione così istituzionalmente importante come la moschea. È una concezione totalmente proprietaria delle Istituzioni. E poi non è possibile che ogni questione metropolitana diventi un “pacchettino” da consegnare…“.