Enrico Berlinguer: quando il timore si trasforma in piacere e onore

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Foto di Tino Barletta

Mi trovavo in Sicilia quando, all’inizio del mese di agosto, mio babbo mi avvisò che Simone Cresci, presidente della Casa del Popolo di Querceto, voleva che conducessi la serata dedicata a Enrico Berlinguer in programma lunedì 8 settembre. La mia prima reazione fu quella di prendere tempo perché, lo scrivo in tutta sincerità e trasparenza, moderare un incontro sull’ex segretario del Partito Comunista Italiano mi spaventava. Insomma: Berlinguer… è stato Berlinguer. Non uno qualunque, ma il Politico (la maiuscola non è casuale) che ha fatto della passione il tratto principale della sua azione. 

Avevo paura, lo ammetto. Non fosse altro perché lo avevo sì studiato, ma solo parzialmente, ai tempi dell’università. E si sa che lo spazio dedicato a Enrico Berlinguer sui manuali di storia contemporanea è assai ridotto visto che il suo Partito Comunista, da lui guidato dal 1972 al 1984, non ha mai governato.

Alla fine, però, mi sono deciso. Ho preso coraggio e ho accettato la proposta di Simone Cresci. Anche perché l’occasione era ghiotta per due motivi:
1) accrescere il mio bagaglio professionale;
2) conoscere meglio Enrico Berlinguer. 

Foto di Tino Barletta

La figura dell’ex segretario del PCI, il più grande partito comunista d’Occidente, mi ha sempre incuriosito e affascinato. Dal momento che, per questioni anagrafiche (sono nato nel 1990), non ho potuto vivere la sua stagione politica e che l’ho “conosciuto” solo tramite libri, articoli, interviste, documentari, film e studi, mi sono sempre chiesto: qual era la sua particolarità? Era così tanto diverso dagli altri? Un aggettivo, “diverso”, utilizzato guarda caso da Eugenio Scalfari nella famosa intervista sulla “questione morale” pubblicata su Repubblica nel luglio 1981. Insomma: perché è stato così amato? Non si spiegherebbe, altrimenti, la presenza di due milioni di persone ai suoi funerali, celebrati a Roma il 13 giugno 1984.

Berlinguer. A love story”, film proiettato a Querceto (LE FOTO), diretto da Pierpaolo Farina, scrittore nonché fondatore di enricoberlinguer.it, risponde a tutte queste domande. E’ impressionante, soprattutto, ascoltare le parole dei giovani intervistati che non hanno avuto modo di vivere “dal vivo” (scusate il gioco di parole) Enrico Berlinguer perché nati dopo la sua scomparsa. “Per quanto io non l’abbia mai conosciuto, ma quando io lo sento parlare mi riconosco in quello che sta dicendo e mi sento rappresentata da lui. Mi sento rappresentata da una figura che non esiste più“.

In conclusione: per me è stato un piacere, oltre che un onore, condurre la serata su Enrico Berlinguer. Com’è andata? Spero bene, ma questo non lo devo dire io, bensì il pubblico e gli ospiti intervenuti: Pierpaolo Farina, Lorenzo Falchi, Diana Kapo e Jacopo Madau.

V’invito a vedere il film di Farina, così come v’invito a leggere il suo libro “Per Enrico, per esempio” e a visitare la mostra “I luoghi e le parole di Enrico Berlinguer” in programma fino al 5 ottobre al “Nelson Mandela Forum” di Firenze.

“Qual è la cosa che le dà più fastidio sentir dire di lei?”
“Che sarei triste, perché non è vero”
Enrico Berlinguer: intervista a Gianni Minoli, Mixer, 27 aprile 1983

STEFANO NICCOLI

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