Esplosione a Calenzano: l’allarme era stato lanciato già nel 2020

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Esplosione Calenzano
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Un boato tremendo, poi una coltre di fumo nero. Quello che fino alle ore 10.20 era un lunedì (9 dicembre, ndr) tranquillo, si è trasformato in un inferno. L’esplosione avvenuta nell’impianto ENI in via Erbosa a Calenzano è stata tremenda. Simile, per certi versi, a quella causata da una bomba. 

I numeri sono drammatici: 4 morti, 9 feriti e un disperso. Cos’ha causato l’esplosione? E’ ancora presto per dirlo. La procura ha aperto un fascicolo. Serviranno ore e ore d’indagini e d’interrogatori. Al momento, agli atti, vi è la dichiarazione di un testimone, dipendente di un ditta esterna all’impianto di via Erbosa, sentito subito dai Carabinieri del nucleo investigativo di Firenze: “Pensavo fosse acqua. Poi ho sentito l’odore del carburante. Mi sono voltato e ho visto che il condotto che portava la benzina verso l’autocisterna aveva delle perdite. Sono scappato via, poi è esploso tutto“. E’ salvo solo perché è riuscito a rifugiarsi in tempo nella palazzina degli uffici, lontano dalle postazioni di carico.

Quel che è certo (purtroppo) è che la Piana fiorentina si trova a piangere ancora morti sul lavoro. A febbraio la tragedia dell’Esselunga in via Mariti a Firenze (cinque le vittime), a dicembre quella di via Erbosa a Calenzano. Nel frattempo i sindacati hanno proclamato lo sciopero per mercoledì 11 dicembre. 

E, tornando, al disastro di Calenzano, non possono non tornare in mente le parole pronunciate nell’ottobre 2020 da Maurizio Marchi di Medicina democratica Livorno: “A Calenzano sono stoccati da Eni 162mila tonnellate di  combustibili fossili, tra benzina, gasolio e petrolio (probabilmente Kerosene). Se avvenisse un incidente rilevante (incendio, esplosione) sarebbe tagliata in due l’Italia, data la presenza dell’autostrada A1 (del sole) e la ferrovia Firenze-Bologna, oltre alla fermata dell’aeroporto di Peretola, oltre ai danni (per noi prioritari) alle persone e ai lavoratori”.
Un film già visto. Peccato che non si tratti di cinema, ma della pura e cruda realtà.

STEFANO NICCOLI

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