Chiedere allo Stato la riapertura del Museo Richard-Ginori. E’ con questo obiettivo che sestesi, istituzioni, mondo della musica, dell’arte e dello spettacolo si sono riuniti in occasione di “OpenDoccia“, l’iniziativa promossa dal Comune di Sesto Fiorentino. E’ ancora presto per capire come finirà la partita, ma le sensazioni sono positive. Durante il G7 sulla Cultura, in programma a Firenze il 30 e 31 marzo, verrà presentato, infatti, il piano di salvataggio della struttura di viale Pratese, chiusa dal 2013 (LEGGI QUI).
“Fa bene al cuore vedere la comunità di Sesto raccogliersi in un abbraccio ideale accanto al proprio museo – ha esordito il sindaco Lorenzo Falchi -. Come realtà che ha nel proprio dna un legame forte con le bellezze contenute nel museo facciamo una richiesta forte di salvare le opere e il museo. Siamo felici di aver letto di un interessamento del Ministro Franceschini”.
“I lavoratori della Richard-Ginori si sono resi protagonisti di una battaglia abbastanza irrituale rispetto alle battaglie del mondo del lavoro – ha continuato Bernardo Marasco, segretario generale FILCTEM CGIL Firenze -. E’ una battaglia che vedeva insieme la possibilità di un rilancio della manifattura e la riapertura del museo, immaginando che il portato simbolico del lavoro oggi a Sesto Fiorentino sia al massimo grado rappresentato dal fatto che in quest’area possano sorgere contemporaneamente la vecchia fabbrica e il museo. Questa battaglia è fondamentale per il futuro del lavoro, dell’impresa e della cultura. Vorremmo che il museo riaprisse con l’intervento pubblico, ma anche con la possibilità di contribuzione dei sestesi e delle associazioni di Sesto. Questo museo, senza la fabbrica, perde il senso della battaglia che stiamo portando avanti. Quando ci si mette tanto a chiudere una trattativa, di solito gatta ci cova. Se è così, vuol dire che c’è qualcuno che ritiene che possa essere più lucroso fare speculazione“.
“C’è grande soddisfazione per il fatto che il problema della riapertura del museo stia andando verso una soluzione positiva, siamo tutti ottimisti“, ha detto Giovanni Giunchedi, amministratore delegato della Richard-Ginori.
“La Regione Toscana è impegnata in prima linea sul tema della fabbrica perché riteniamo che prima di tutto vengano i lavoratori che sono la risorsa fondamentale per questo territorio. Per questo motivo si sono avvicendati molti tavoli in Regione – ha dichiarato Monica Barni, vicepresidente della Regione Toscana -. Mercoledì il presidente riceverà i lavoratori e il 5 d’aprile ci sarà un nuovo incontro al Mise (Ministero dello Sviluppo Economico, ndr). Anche sul fronte del museo ci sono stati vari tavoli. L’impegno per la sua riapertura mi sembra si stia concretizzando velocemente. Anche noi pensiamo che il museo non possa essere separato dall’impresa perché nel tempo si sono nutriti l’uno dell’altro e devono continuare a farlo”.
“In tempi come questi non è scontato scendere in piazza per manifestare festosamente per un museo. Lo facciamo perché la storia di questo museo è speciale – ha concluso Tomaso Montanari, storico dell’arte e Consigliere del sindaco alle politiche culturali -. Quando in tutta Europa si comincia a fare la porcellana gli italiani più colti dicono: ‘Manca qualcosa, la figura umana’. E’ a Doccia che la porcellana incontra la figura del corpo umano e della tradizione della scultura fiorentina. L’uomo, il lavoro e l’arte a Doccia non si possono separare. Non siamo a manifestare solo per delle opere d’arte, ma anche per l’umanità. Spero che tra pochi giorni ci venga detto che ci riprendiamo il museo. Una volta deciso di fare una fondazione pubblico-privata, sarà importante che tra i soci ci sia anche un socio popolare: cittadini che mettono anche un euro per uno per poter comprare un pezzo della proprietà del museo. Non è mai successo in nessuna parte del mondo. Il museo deve restare collegato alla comunità e all’impresa, questo legame non si deve rompere“.
STEFANO NICCOLI