Di seguito il discorso del sindaco Lorenzo Falchi tenuto in occasione della commemorazione del 72° anniversario della battaglia dell’abetina degli Scollini:
“Ringrazio Renato Romei, Roberto Corsi, i partigiani Leandro Agresti, Sergio Bini e Luciano Giovannini e i tanti e le tante che insieme a loro hanno portato avanti la guerra di liberazione del nostro Paese liberandolo dalla tirannia e dalla dittatura fascista. Un ringraziamento anche al Comune di Barberino di Mugello, ai membri delle istituzioni e delle tante associazioni che oggi sono qui con noi. Un ringraziamento, infine, anche ai bambini saharawi che sono ospiti della nostra città, ma grazie anche alle tante cittadine e ai tanti cittadini che hanno scelto con la loro volontà di essere oggi qui presenti a ricordare l’importanza della date del 14 luglio 1944. L’importanza degli avvenimenti legati alla morte di 13 giovani che persero la vita proprio qui per dare la libertà a tutti noi. Date come quella del 14 luglio sono alla base del nostro vivere civile. In luoghi come questo e come quelli ricordati da Renato Romei è nata la democrazia si è combattuto e si è vinto l’idea che si dovesse vivere sotto una dittatura cioè in una realtà in cui uomini e donne non potessero ambire a sviluppare le proprie capacità, i propri sogni e le proprie speranze. L’idea della dittatura è stata battuta grazie al sacrificio di questi uomini che oggi noi ricordiamo ma anche a quello delle tante donne di quei tanti uomini che hanno preso parte alla esperienza straordinaria, bellissima e importante per il nostro Paese e del mondo intero che è stata la Resistenza contro l’occupazione nazi-fascista. Oggi, come in tante altre circostanze, facciamo un’operazione di ricordo di ciò che è successo. Credo sia importante anche la ritualità con cui ciò avviene. Ricordo di essere stato qui da bambino insieme a mio nonno. Ero inconsapevole di quelli che erano stati gli avvenimenti, ma ancora oggi ricordo le parole che usò mio nonno per spiegarmi ciò che era successo qui. Ricordo l’importanza che ha assunto negli anni successivi della mia vita il comprendere ciò che era successo e quanto era stato importante per il futuro del Paese. Giornate come questa sono importanti così come è importante il ricordo, ma non possiamo far sì che sia solo questo. Accanto al ricordo, accanto alle cerimonie c’è poi la memoria che è approfondimento e trasmissione alla giovani generazioni di quei valori che sono stati alla base di quella pagina coraggiosa e bellissima che è stata la Resistenza. Questa memoria dobbiamo farla vivere tutti i giorni e per questo è importantissima l’opera di divulgazione nelle scuole svolta dall’ANPI, ma anche da altre associazioni. La nostra società rischia di perdere i valori che sono alla base del nostro vivere civile. Passano gli anni, ma non ci possiamo permettere di dimenticare i valori e i principi che hanno guidato quelle persone che hanno deciso di mettere a rischio la propria vita, molti l’hanno addirittura persa, per dare a loro stessi, alle loro famiglie ma anche alle generazioni che sono venute dopo di loro, la libertà che è il dono più grande. Dobbiamo essere grati e riconoscenti. La comunità sestese, anche grazie al sacrificio delle tante persone che hanno partecipato alla Resistenza, ha anticorpi molto forti contro la barbarie, nonostante questo ci sono segnali pericolosi a cui noi dobbiamo prestare attenzione. La settimana scorsa la lapide che ricorda la strage del Collegino è stata imbratta. Non ci sono state rivendicazioni politiche. Probabilmente è solo un gesto stupido di qualcuno che non conosceva la storia. Il punto è quello. Chi ha fatto quel gesto non conosceva ciò che quella lapide rappresentava e commemorava. L’amministrazione comunale deve essere vigile su questo e conferire la giusta importanza al ricordo e alla memoria.
Questo nostro mondo grande e terribile sta vivendo grandi sconvolgimenti, pensate alla guerra, al terrorismo, alla fame, alla carestia, ai cambiamenti climatici che obbligano milioni di persone ad abbandonare le proprie terre e a cercare in Europa un posto dove poter vivere e poter avverare i propri sogni e le proprie speranze. Pensate anche alla causa di un popolo a cui ci lega un’amicizia più che trentennale: il popolo saharawi. Oggi sono qui alcuni bambini che fanno parte di quel popolo e allora voglio ricordare che noi, il 25 aprile 1945 abbiamo conquistato la libertà e la democrazia, ma ci sono popoli che ancora questa libertà non ce l’hanno.La nostra vicinanza al popolo saharawi, anche in circostanze come questa è giusto che venga ricordata”.
STEFANO NICCOLI