Mercoledì 19 febbraio, alle ore 21.15, al teatro Manzoni in via P. Mascagni 18 a Calenzano andrà in scena lo spettacolo “Figli di Abramo” di Svein Tindberg, con Stefano Sabelli, regia e traduzione Gianluca Iumiento, adattamento Stefano Sabelli, musiche dal vivo Marco Molino, Manuel Petti, Daniele Giardina, proiezioni e immagini Kezia Terracciano, luci Pietro Sperduti, direzione tecnica e organizzazione Eva Sabelli, produzione Teatro del Loto/Teatrimolisani. Lo spettacolo rientra nella rassegna “Incontri”.
“Figli di Abramo” è una narrazione epica raccontata come un Mistero Buffo sulla vita e dinastia di Abramo, Patriarca e Profeta comune e condiviso dall’Ebraismo, dal Cristianesimo, dall’Islam.
Due compagni di viaggio, un attore e una guida palestinese appassionata di film western, da Gerusalemme, si mettono alla ricerca dell’Abramo perduto.
Affabulazione, ironia, riferimenti all’attualità sono le chiavi per rivivere, come in un Mistero buffo, Storia, Mito e Leggenda del primo credente monoteista dell’Umanità
Abramo emerge come figura innovatrice, il cui perenne peregrinare dalla Mesopotamia all’Egitto, dalla Cisgiordania alla Penisola arabica, ha plasmato e scandito storie e culture di uomini e donne, dalla Notte dei Tempi.
Fuggendo da Ur dei Caldei, dov’era nato (città sumera all’epoca profondamente politeista e oggi considerata la più antica al mondo), Abramo si mette in viaggio, in tutti i sensi. Il Viaggio, di un’intera vita, fisico e spirituale, di chi cerca. Quello di uno Zaddik – un Giusto – come è chiamato nella Torah, piuttosto che di un Hanif – chi ha fede in modo puro – come lo definisce il Corano.
Un Viaggio dove lo stesso narratore riscopre le origini comuni di queste grandi fedi, le comuni discendenze, come pure i conflitti ereditati, fra popoli gemelli.
La narrazione complessiva, arricchita di esperienze personali, vissute dal protagonista in quell’area mediorientale, trasformano il testo norvegese in un racconto, sempre colto ma pure sempre vivo, divertente, paradossale e molto più mediterraneo dell’originale, dove le musiche dal vivo, curate da Manuel Petti, contribuiscono a facilitare i salti temporali del testo e ad aprire finestre su culture diverse ma da sempre intrecciate.
In un mondo segnato da polarizzazioni e divisioni, FIGLI DI ABRAMO si pone come una narrazione epica che promuove la gioia della condivisione, nelle comunità, e l’importanza della consapevolezza reciproca.
Un viaggio di terra e d’anima, alla ricerca di quella Terra Promessa, indicatagli dalla Voce creatrice di cui si era messo in ascolto, rappresentato come l’infinito pellegrinaggio di colui che ha finito per essere il primo esule braccato dell’Umanità. Un lungo Viaggio che però mette in luce le origini comuni di tre grandi Fedi, le comuni discendenze di popoli gemelli e, purtroppo, anche i comuni conflitti ereditati e perpetrati. In FIGLI DI ABRAMO, tradotto e rappresentato per la prima volta fuori della Scandinavia, dove è assurto a vero e proprio Blockbuster del Teatro di narrazione, Stefano Sabelli ci conduce in un viaggio, dentro e fuori di noi, frutto anche di sue esperienze di viaggio a Gerusalemme e Palestina, traendo dal testo di Tindberg un racconto forse ancor più colto, divertente e mediterraneo dell’originale Quel che è certo è che, in un mondo segnato da polarizzazioni e divisioni, FIGLI DI ABRAMO, si pone come una narrazione epica e una riflessione che promuove e mette in risalto, più che le differenze, i valori comuni e la condivisione alla gioia di comunità che da sempre vivono, si sviluppano e progrediscono una accanto all’altra, insieme alla necessità di una reciproca e maggiore consapevolezza di ciò.