Nella prima serie de I Medici abbiamo visto Cosimo il Vecchio commissionare all’amico Donato de’Bardi detto Donatello la statua del David che poi fu collocata nel cortile di palazzo Medici e che infatti ritroviamo spesso inquadrata anche nelle serie successive.
Sfruttiamo ancora gli appunti per la stesura di Firenze 365 per saperne di più:
Innanzi tutto il David di Donatello potrebbe non essere David, ma Mercurio. Lo testimonierebbero i calzari alati, unico elemento di copertura di un corpo efebico e completamente nudo. In questo caso lo sconfitto sarebbe il pastore gigante Argo Panoptes, ucciso per volere di Zeus per liberare una ninfa sua amata.
A noi però piace più pensare che si tratti proprio dell’eroe biblico, anche per rimarcarne le differenze con il non meno famoso David di Michelangelo.
Donatello si sarebbe ispirato al primo libro di Samuele secondo il quale David prima di affrontare il filisteo si liberò di tutta l’armatura per essere più libero nei movimenti. La completa mancanza di protezione voleva dimostrare quanto, con l’aiuto divino, si potessero affrontare anche imprese ritenute impossibili.
I versi che sono stati posti alla base della statua durante il suo soggiorno a Palazzo Medici, invece conferiscono alla statua un valore prettamente politico:
Chiunque difenda la patria è vincitore.
La potenza divina infrange l’ira nemica.
E un fanciullo domò il grande tiranno.
Vincete cittadini.
E valore politico fu affidato anche al gigante di marmo realizzato da Michelangelo. A lui il Gonfaloniere Pier Soderini consegnò un blocco di marmo enorme ma di pessima qualità e, per giunta, già sbozzato da due scultori fiorentini. Michelangelo doveva farne il simbolo della Repubblica nata dalla cacciata dei Medici del 1494. L’esemplificazione della vittoria del popolo sulla tirannide, del giusto sull’iniquo.
Per realizzare questi desideri, la nuova statua doveva rompere completamente con il passato. Così a differenza di Donatello, lo scultore di casa Medici, che aveva rappresentato il giovane giudeo trionfante dopo la vittoria su Golia, Michelangelo, convinto repubblicano, volle cogliere il momento immediatamente prima dell’azione. Davide, pensieroso e preoccupato sa che potrebbe non avere un’altra occasione. I suoi muscoli sono in tensione il suo sguardo attento a cogliere il momento propizio. Sembra quasi voglia invitarci a riflettere su quanto sia difficile conquistare e mantenere la libertà.
Il David inizialmente considerato un simbolo prettamente religioso doveva essere collocato sui bastioni del Duomo. Il significato civico che si volle imporre alla statua però ne determinò un diverso destino.
Fu istituita una commissione di cui facevano parte Leonardo da Vinci, Sandro Botticelli, Andrea della Robbia, Simone del Pollaiolo, Giuliano e Antonio da Sangallo e Cosimo Rosselli per trovare la giusta sistemazione al gigante di marmo.
I giudizi non erano sereni, non mancavano le gelosie. Leonardo per esempio spingeva per il collocamento sotto la Loggia dei Lanzi in maniera da non sciupare le cerimonie ufficiali (ma forse per metterlo un po’ in disparte), ma alla fine vinse la linea del Gonfaloniere Soderini che voleva il muscoloso gigante davanti al palazzo comunale a difesa della libertà.
Il David fu subito oggetto di ammirazione da una gran parte dei cittadini di Firenze, ma ebbe fin da subito una vita travagliata. Appena uscito dal cantiere dell’Opera del Duomo ci fu chi lo criticò per la nudità. I sostenitori dei Medici lo presero a sassate lo stesso giorno dell’inaugurazione.
Dopo la deposizione di Soderini (che per altro era Gonfaloniere a vita e quindi più un dittatore che un repubblicano) avvenuta nel 1512, un fulmine colpì il basamento. La saetta fu interpretata come un segno divino contrario al ristabilirsi della dittatura medicea.
Nel 1527, durante i tumulti che portarono di nuovo alla cacciata dei Medici un braccio del Davide fu rotto in almeno tre parti.
Insomma una vita difficile dopo un parto ancor più difficile, viste le condizioni del marmo. Eppure alla metà dell’800, dopo un catastrofico restauro effettuato da Aristodemo Costoli con l’acido cloridrico, il David faceva ancora bella mostra di sé sull’arengario di Palazzo Vecchio. Fu spostato nei locali dell’Accademia, per proteggerlo dall’intemperie e dagli imbecilli solo nel 1873.
Non poteva mancare il solito segno divino: il basamento originale di Antonio da Sangallo e Simone del Pollaiolo andò distrutto durante il trasporto.
Sta di fatto che in quel 1873 lo spazio sull’arengario rimase desolatamente vuoto.
Si pensò di collocare in quello spazio la copia bronzea del David realizzata da Clemente Papi, ma i fiorentini non accetteranno di vedere davanti a Palazzo Vecchio un bronzo al posto di un marmo.
Fu allora indetto un concorso per la realizzazione di una copia in marmo. La sua realizzazione risale al 1910. La statua fu immediatamente posta sull’arengario di Palazzo Vecchio, dove possiamo vederla ancora oggi.
Ebbene quella copia; quella che è forse la statua più fotografata al mondo, è stata realizzata da un sestese: Luigi Arrighetti, nato a Sesto nel 1858.
DANIELE NICCOLI