Alessandro Martini, presidente dell’associazione “In nome dei diritti onlus” ha inviato una lettera al presidente della Regione Toscana, Eugenio Giani, e agli assessori alla sanità, alle politiche sociali e ai capigruppo dei partiti politici nella quale evidenza le difficili condizioni in cui versano i disabili e le loro famiglie.
“Egr. Presidente,
“il prolungarsi della situazione emergenziale che ci troviamo a vivere con la prospettiva, che pare purtroppo concretizzarsi, di un nuovo lockdown, sta generando in tante famiglie di ragazzi disabili un senso di sconforto e di abbandono che quotidianamente “fa a pugni” con il silenzio e la quasi totale indifferenza di politica ed Istituzioni verso le tante questioni urgenti che necessitano invece di attenzione e risposte.
Sono ormai 8 mesi che tante famiglie ed i loro figli non possono usufruire nel pieno dei servizi socio-sanitari diurni riabilitativi di cui hanno diritto, per Legge e secondo i piani personalizzati sottoscritti da Asl ed assistenti sociali.
Dalle segnalazioni che quotidianamente riceviamo, ci sentiamo di affermare con forza che le famiglie non resistono più a questa situazione.
Dai mesi di totale chiusura (ed abbandono) si è passati ad una parvenza di normalità con servizi limitati a poche ore la settimana ed accessibili soltanto a pochi ragazzi.
Il mancato ripristino del servizio di trasporto verso i centri diurni, consente infatti solo a pochi, quelli che hanno i genitori meno anziani, di potersi recare presso i centri stessi.
Per tutti gli altri, l’isolamento prosegue da marzo e con esso depressione, abbandono, regressione nei comportamenti sperimentando una prigione nella prigione.
I disabili, come gli anziani non autosufficienti, hanno bisogno di socialità e di regolarità nelle loro abitudini che non possono essere spezzate di punto in bianco se non a fronte di pesanti ripercussioni sulle loro condizioni.
Alle famiglie, che si stanno facendo carico, da mesi ed h24, dei bisogni dei propri cari, nessuno continua a guardare per un aiuto concreto, per alleggerire la drammaticità della loro situazione.
Un aiuto anche economico, che già come associazione abbiamo chiesto fin da aprile scorso, e che era fattibile oltre che auspicabile, considerato il risparmio del sistema sanitario derivante dalla prolungata chiusura dei centri.
Fondi destinati ai servizi rivolti a quei cittadini e che a loro dovevano tornare.
Chiediamo alla Regione Toscana di guardare ai bisogni di questi cittadini troppo spesso invisibili ed ai loro diritti, perché i diritti dei più deboli non sono diritti deboli“.