Ancora uno studio sull’impatto dell’applicazione delle tecnologie Industria 4.0 nei processi produttivi delle imprese toscane. Stavolta l’analisi è stata rivolta alle filiere della meccanica e della ceramica con particolare attenzione all’area di Sesto Fiorentino. Due settori storici per l’area alle porte di Firenze, composti da realtà imprenditoriali molto variegate, per dimensione e caratteristiche, ancorate ad una visione tradizionale dei rispettivi modelli di business e ad un forte bisogno di innovare i processi, con conseguente difficoltà nel comprendere i vantaggi legati alla digitalizzazione.
“Incontri sul territorio in diverse zone – ha commentato l’assessore alle attività produttive Stefano Ciuoffo – ognuna delle quali con una propria vocazione industriale o economica. Con l’obiettivo di confrontarsi con istituzioni e imprenditori sul grado di digitalizzazione del sistema produttivo toscano. Momenti utili per dibattere sulle sfide dell’innovazione, che non è più un’opzione ma una necessità per continuare a fare impresa. Le ricerche sono andate a fondo nelle varie filiere, abbiamo attraversato la Toscana nella sua spina dorsale, offrendo prezioso materiale su cui riflettere e potersi riorganizzare”.
“Ricerche come questa sono strumenti utili per conoscere lo stato e le potenzialità di crescita delle nostre aziende – ha affermato il sindaco di Sesto Fiorentino Lorenzo Falchi – I due presi in considerazione sono due settori importanti per il nostro territorio, vocato ad una produzione di altissima qualità. È emerso un quadro molto interessante che auspichiamo possa essere di stimolo per le aziende e che offre uno spaccato di quello che il nostro tessuto produttivo è e di quello che è necessario fare affinché confermi la sua capacità di competere e migliorarsi generando buona occupazione”.
L’indagine è stata condotta nel periodo luglio – settembre 2019 da un gruppo di ricerca interdipartimentale di tre organismi di ricerca pubblici toscani (Istituto di Fisica Applicata ‘Nello Carrara’ e l’Istituto Nazionale di Ottica entrambi del Cnr e il Dipartimento di Ingegneria Industriale dell’Università di Firenze) su un campione di 18 aziende: 7 del settore della ceramica e 11 della meccanica. In una scala che va da 1 a 6, la ricerca ha evidenziato un valore pari a 2,53 nel livello operativo e 1,98 in quello organizzativo per la filiera della ceramica; identico valore nel livello operativo ma 2,19 in quello organizzativo in quella della meccanica.
Le 11 aziende del settore della meccanica svolgono attività economiche estremamente eterogenee e, differenza del settore della ceramica, mostrano una maggior consapevolezza delle potenzialità offerte dall’attuazione dei principi di I.4.0, sebbene l’effettiva adozione resti scarsa salvo eccezioni. Sono molto deboli in termini di struttura organizzativa e appena sufficienti in termini di risorse, performano meglio in termini di sistemi informativi e cultura. Il livello è inferiore a 3 riguardo a capacità di digitalizzazione, propensione al cambiamento e collaborazione sociale; carenti gli aspetti legati a comunicazione strutturata, integrazione e organizzazione interna. A conferma di questo, la conduzione aziendale spesso centralizzata e il basso livello di adozione di soluzioni di integrazione e scambio dei dati tra i vari reparti per facilitare la programmazione della produzione. Inoltre è carente la presenza di strumenti avanzati.
Il settore della ceramica a Sesto Fiorentino è riconosciuto a livello internazionale per la sua produzione altamente variegata e di alta qualità. Caratteristiche del tessuto imprenditoriale sono le ridotte dimensioni aziendali ed il forte impegno verso la sostenibilità ambientale come elemento chiave per restare competitivo a livello globale. Malgrado le difficoltà (domanda altalenante, concorrenza internazionale sempre più forte e crescente difficoltà nel reperire forza lavoro qualificata), il settore rimane per il territorio un elemento di grande importanza industriale e storica. Le imprese del campione mostrano bassi livelli di maturità I.4.0 e questo, in parte, può derivare dal fatto che in alcuni settori, come la ceramica, la rivoluzione tecnologica 4.0 è ancora nei suoi primi stadi di sviluppo.
La tracciabilità dei flussi di materie prime, semilavorati e prodotti finiti avviene in gran parte attraverso supporti cartacei; macchinari e attrezzature non sono in alcun modo interconnessi lungo l’intera linea produttiva. Le risorse umane non sono in grado di supportare il processo decisionale, perché non sono previste forme codificate e digitali delle informazioni prodotto-processo. Le risorse tecniche non sono in grado di produrre dati, acquisirli o elaborarli in maniera automatica e in prossimità di dove sono creati. A un’estrema debolezza in termini di struttura organizzativa e risorse fa da contraltare una performance migliore in quanto a cultura e sistemi informativi. Intensa e dinamica è la cooperazione lungo la catena del valore, con riduzione delle barriere comunicative ed elevata flessibilità delle procedure. Le informazioni vengano elaborate e archiviate, ma non sono digitalizzate o fruibili in tempo reale e raramente vengono condivise all’interno dell’organizzazione, rendendo così i processi decisionali fortemente centralizzati, con una conseguente mancata condivisione della conoscenza: difficile la creazione di team eterogenei in grado di comunicare tra le diverse aree aziendali e minor capacità ad adattarsi prontamente ai cambiamenti esterni.
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