Sala “Vincenzo Meucci” piena alla biblioteca Ernesto Ragionieri per l’incontro ““Dialoghi sulla Piana. Mobilità e infrastrutture per lo sviluppo sostenibile“ organizzato da Cgil e Legambiente.
Oltre a Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana, e a Paola Galgani, segretaria generale della Cgil Firenze, alla tavola rotonda hanno partecipato i sindaci di Sesto Fiorentino, Campi Bisenzio e Calenzano Lorenzo Falchi, Emiliano Fossi e Alessio Biagioli.
Dopo l’introduzione del professor Francesco Alberti, presidente INU Toscana (Infrastrutture e assetto del territorio nella Piana), sono iniziati gli interventi.
“Non abbiamo posizioni pregiudiziali nei confronti di niente – ha esordito Fausto Ferruzza -. Se c’è qualcuno che ha tradito i patti sulla Piana, non siamo stati noi. Raccontiamo una proposta di futura diversa. Non siamo quelli del no. Siamo quelli che accompagnano progetti di ricucitura col nostro Paese. Anziché progettare grandi opere, riqualifichiamole. La Piana ha bisogno di decongestionare il traffico veicolare. Il nostro no all’aeroporto è sostanziato da tanti sì. E’ stato lanciato il guanto di un possibile referendum: noi ci stiamo, facciamo un dibattito pubblico, non ci sottraiamo certamente”.
“Manca una visione di insieme. Con i Patti di Sviluppo sulla Piana 2005-2010 ci concentravamo sulle priorità per questo territorio – ha continuato Paola Galgani -. Già allora dicevamo che il territorio era fortemente antropizzato, la Piana è uno dei motori di sviluppo della Toscana. Ci dicevamo che serviva un sistema tranviario. Capitolo aeroporto: questo c’è, ma diciamo no al modello di sviluppo basato sull’aumento dei passeggeri a Firenze. È un modello di sviluppo diverso rispetto a quello di messa in sicurezza dell’attuale aeroporto. Questa idea di sviluppo, secondo noi, è sbagliata. Uno dei modelli di sviluppo è la manifattura e questa non è sostituibile. Diamo un ruolo alle amministrazioni locali, non devono solo subire le scelte“.
“Discussioni come queste dovrebbero essere la normalità, ma purtroppo non lo sono. Serve una visione di insieme nella pianificazione territoriale – ha detto Lorenzo Falchi -. La mia amministrazione non ha una posizione pregiudiziale quando si parla di infrastrutture. Quando si parla di questi temi penso ad una visione di insieme. Diciamo no all’aereoporto per motivi ambientali, territoriali e di sviluppo strategico. La competizione e il libero mercato non possono essere sempre l’arbitro dello sviluppo del territorio. Sia chiaro: non sono contro il turismo ma riteniamo sia la stessa cosa avere, ad esempio, cento posti di lavoro in più nel settore del turismo mordi e fuggi o in quello farmaceutico? Se ci fosse stata una discussione pubblica nel 2011 quando Rossi portò in Regione la variante al Pit, ci sarebbero state scelte diverse. Fu una scelta scellerata da parte della sua giunta regionale“.
“Dalla discussione del 2011 abbiamo ottenuto risultati che ci devono far riflettere: in particolare il blocco dell’urbanistica di Firenze in nome di un’opera folle di cui siamo ostaggi – ha dichiarato Alessio Biagioli – . Chi dice ‘aspettiamo l’aeroporto da 30 anni’ dice una bugia. Dobbiamo battere i pugni sulle scelte di Firenze che però non sono di Firenze. Non mi ritengo più bravo di altre realtà fiorentine ma la Piana è il cuore della Toscana e della vivibilità di Firenze perché il capoluogo non vive solo del suo centro storico. Ci stiamo giocando una possibilità di sviluppo che invece dovrebbe essere giocata nei prossimi cento anni. Ci stiamo giocando la possibilità di recuperare funzioni più qualificanti. Contiamo meno dell’ultimo capoluogo di provincia della Toscana. Soffriamo la vicinanza con Firenze. Se fossimo stati un Comune unico, il sindaco non avrebbe mai pensato di trattare il territorio com’è stato trattato, ci sarebbe stato un maggiore buon senso“.
Più di carattere politico la riflessione di Emiliano Fossi: “Il centrosinistra è abituato a governare le istituzioni da sempre, ma ultimamente queste sono diventate contese e anche conquistate. Nei nostri contesti si è creato un corto circuito interno alla classa politica e tra cittadini e politici. Negli ultimi anni la politica non è stata capace di riformarsi. Qualcuno ha provato a far notare questo aspetto, ma c’è stata sordità. Questo corto circuito rischia di essere risolto dai cittadini, mandando a casa una parte politica, andando così dalla padella alla brace. Siamo ancora in tempo per risolvere? Sì, sono ottimista di natura, ma dobbiamo modificare i nostri approcci sulle scelte politiche, sulle istituzioni e sugli aspetti economici. Continuiamo a concepire un modello di sviluppo quantitativo, poco incentrato sulla qualità dell’ambiente e della vita. Quello che è avvenuto nella Piana è simbolico del corto circuito di cui parlavo prima. Qui c’è il fallimento della classe politica fiorentina e non. È stato deciso di realizzare tante opere in un fazzoletto di terra“.
STEFANO NICCOLI