La Regione condivide le preoccupazioni espresse dalle rappresentanze sindacali aziendali di Leonardo di Campi Bisenzio ed intende attivarsi per contrastare ipotesi di ridimensionamento e scongiurare conseguenze negative sull’occupazione. E’ quanto emerso dall’incontro svoltosi stamani presso la presidenza della Regione, su richiesta delle RSU Leonardo, presenti anche le segreterie provinciali di Fiom Cgil, Fim Cisl, Uilm Uil, circa la situazione e le prospettive del sito di Campi Bisenzio. L’incontro, che fa seguito al confronto tra rappresentanze sindacali e responsabili delle Divisioni Business /Unit del 6 luglio, è stato preceduto da altri momenti di confronto presso la presidenza regionale, dai quali nell’ultimo anno erano già scaturite interazioni con i vertici di Leonardo con l’obiettivo di evitare penalizzazioni delle attività produttive locali (in particolare su alcune missioni spaziali).
Sebbene il Gruppo Leonardo, a livello aggregato, registri anche nel 2020 una performance positiva nonostante gli effetti del Covid-19, si confermano le crescenti preoccupazioni per gli andamenti locali e, soprattutto, per le prospettive future.
Senza entrare nel merito della dinamica tra impresa e sindacati, la Regione registra una mancanza di chiarezza sulle strategie aziendali ed il ruolo del sito di Campi Bisenzio, il quale ha sempre avuto come punto di forza la presenza di una pluralità di attività (dallo spazio, ai radar, all’optoelettronica, alle telecomunicazioni) che oggi rischia invece di diventare paradossalmente un punto di debolezza rispetto ad altre sedi del Gruppo. I problemi di commesse, carichi di lavoro, prospettive produttive sono infatti ormai trasversali alle divisioni e linee di business, alla luce anche di investimenti calanti sulla ricerca e l’innovazione di prodotto. Critica e poco comprensibile appare la situazione dello spazio, visto il livello di competenze interne, a cui il Gruppo attinge per la partecipazione alle fasi tecniche di qualificazione iniziale nelle grandi missioni spaziali di ASI o ESA, salvo poi veder spesso assegnate le commesse ad altre società di Leonardo o concorrenti senza ritorni proporzionali per il sito di Campi Bisenzio da cui un crescente rischio di effetti negativi anche sul sistema della ricerca locale e l’indotto di Pmi.
A questo si aggiunge l’assenza di un referente per l’intero stabilimento con cui le Istituzioni locali possano interagire sia per eventuali criticità che per lo sviluppo di progetti ed iniziative.
Altro tema delicato è poi il calo occupazionale: se nel 2013-14 nel sito erano presenti 1.200 lavoratori, oggi sono meno di 900 e con un tasso di reintegro insufficiente e privo di una logica di affiancamento ai soggetti in uscita, attratti da concorrenti o pensionati, che eviti la perdita di competenze interne.
La Regione, presente con il responsabile della segreteria del presidente Paolo Tedeschi e l’unità di crisi regionale, ha sottolineato la centralità del sito di Campi Bisenzio per il tessuto produttivo toscano rigettando, fin da ora, la sola ipotesi di un suo ridimensionamento industriale ed occupazionale e manifestando la propria disponibilità a riprendere il dialogo con i vertici di Leonardo assieme a Città Metropolitana e Comune di Campi Bisenzio al di prevenire una deriva negativa per i lavoratori ed il territorio.
Come avvenuto anche per altre grandi gruppi industriali la Regione è pronta, a fronte della presentazione di un piano industriale e di progetti di ricerca, sviluppo e formazione, a definire accordi da portare anche all’attenzione del Ministero dello sviluppo economico per cofinanziamenti nazionali. A titolo di esempio non si comprende come mai, a differenza di Torino, Milano, Roma, Napoli e Taranto, la sede di Firenze non sia stata ancora considerata per l’apertura di un innovation hub, viste le numerose collaborazioni in essere con le università e centri di ricerca nazionali presenti in Toscana.