Martedì 28 ottobre abbiamo dato notizia dell’iniziativa “Cena con delitto” che avrà il compito di sostenere l’associazione Medici per i Diritti Umani (MEDU). L’appuntamento è per lunedì 3 novembre alle ore 20 alla Casa del Popolo di Querceto in via Napoli 7. Ma di cosa si tratta esattamente? Lo abbiamo chiesto a Sarah Turtulici, coordinatrice del progetto “Un camper per i diritti“.
Ci dici qualcosa delle vostre attività?
“MEDU è attiva da vent’anni con tante iniziative in Italia e all’estero. Il filo conduttore è garantire assistenza sanitaria a tutti perché tutti ne hanno diritto (Carta dei diritti Onu, Costituzione italiana). A Firenze, al momento, sono attivi due progetti: il “Consultorio Persefone” per donne migranti vittime di violenza, tratta o tortura finanziato dalla USL Toscana Centro e gestito insieme ad altri partner ed “Un Camper per i diritti” che prevede un camper trasformato in ambulatorio mobile che di volta in volta si sposta in vari luoghi del territorio di Firenze e dintorni, frequentati da persone che vivono in condizioni di marginalità“.

Perché muoversi voi? Non sarebbe più comodo stabilire un ambulatorio centrale?
“Le persone a cui è rivolto il progetto vivono in condizioni di emarginazione, si possono trovare in posti un po’ diversi dal solito. Sotto i ponti o nei porticati delle chiese, in vecchi ruderi abbandonati, nei parchi. La maggior parte di loro ha perso ogni contatto con la società e non sa come esercitare anche i pochi diritti che ha. Anzi, non sa nemmeno di averli“.

Parli di stranieri?
“Non solo. Conosciamo molti italiani in queste condizioni che, per vari motivi, hanno perso tutto. In questi casi rientrare nella ‘normalità’ è assai difficile”.
Che tipo di assistenza fornite?
“Intanto sanitaria: la visita medica è il punto di partenza. Ma non solo: ci si informa sulla loro situazione burocratica, lo stato dei documenti, di come vivono ecc. Si definiscono la situazione e i bisogni primari della persona, si pensa a cosa si può fare. In collaborazione con altre associazioni e realtà del territorio, anche attraverso accompagnamenti, si permette a queste persone di andare dal medico, all’ospedale, nei vari uffici (per esempio anagrafe sanitaria ecc) e si spiega loro a cosa hanno diritto e cosa fare”.

Quindi non vi sostituite al sistema sanitario e sociale?
“Tutte le attività di MEDU si svolgono in un’ottica di non ‘sostituzione’. Facciamo da tramite, permettendo alle persone di accedere ai servizi già esistenti e affrontiamo l’immediato“.
Lavorate da soli?
“No, nel lavoro sul campo ci affianchiamo ad altre realtà che conoscono meglio una data situazione. Sempre insieme a loro lavoriamo affinché le persone possano usufruire dei servizi pubblici garantiti, come il Servizio Sanitario Nazionale, ed avere garantito il diritto alla salute”.

Mi hai parlato di “ripartenza”…
“Il taglio dei finanziamenti USA ha portato a catena una crisi dei progetti umanitari, in tutto il mondo. Abbiamo dovuto fermarci per tenere in piedi altre attività, in Italia e all’estero. Anziché arrenderci abbiamo reagito con una campagna di crowd-funding, cioè di raccolta fondi dal basso, di cui fa parte anche la cena con delitto. Grazie anche al contributo della fondazione “Il Cuore si scioglie” siamo riusciti a ripartire. Siamo stati aiutati da tanta gente, e da tanti gruppi. Per ora andiamo periodicamente alle Cascine, alla mensa della Caritas di via Baracca. Presto torneremo in altri luoghi”.

Ma non siete volontari?
“I volontari sono fondamentali per fare andare avanti il progetto, mettono a disposizione il proprio tempo, il proprio entusiasmo e la propria professionalità, senza di loro non riusciremmo in questa impresa. Oltre ai volontari, però, esistono delle figure che si occupano della parte organizzativa del progetto e che, quindi, lavorano all’interno del progetto. Oltre a questo, abbiamo bisogno di fondi per i farmaci, la benzina ecc“.
Ma chi ve lo fa fare?
(Sarah ride e scuote la testa, ndr) “Si fa perché si deve. Tutti quanti. Non c’è altro da dire“.
STEFANO NICCOLI

