“La firma odierna del protocollo che porterà a realizzare a Sesto Fiorentino una moschea, ci spinge a fare alcune valutazioni in merito. Fermo restando il diritto alla libertà di culto, come Forza Italia ribadiamo la necessità di mettere alcuni paletti e pretendiamo che si chiariscano alcuni punti: provenienza dei fondi, rispetto delle leggi e dei valori della nostra civiltà, il rispetto dei diritti della donna, la necessità di tenere le prediche in italiano e il rifiuto netto della sharia“.
Lo afferma il vicepresidente del Consiglio regionale della Toscana e coordinatore fiorentino di Forza Italia, Marco Stella.
“Abbiamo appreso con rammarico e stupore – prosegue Stella – della decisione della Curia di cedere i terreni per l’edificazione del tempio islamico. Non entriamo nel merito, ma ci domandiamo il senso di un’area di 8300 metri quadrati. Ci colpisce anche l’atteggiamento dell’Imam Izzedin Elzir, che pretende di avere il diritto di islamizzare la Toscana, chiedendo di costruire moschee a Firenze e in
quasi tutti i Comuni della Piana fiorentina. Ci sembrano provocazioni inutili. In linea generale siamo contrari a opere impattanti dal punto di vista urbanistico e di identità paesaggistica per la nostra città e per il nostro territorio. Per la complessità dei temi che la realizzazione di una moschea comporta, crediamo che sia doveroso consentire ai sestesi, e ai fiorentini (se e quando si porrà la questione), di esprimere un loro giudizio con un referendum. A Firenze il referendum è un istituto previsto dal nostro Statuto comunale, quindi disciplinato per legge, e il sindaco si deve attenere alla volontà degli elettori. “Ci piacerebbe, poi che vi fosse un’adesione dei soggetti gestori della moschea alla Consulta per
l’Islam italiano, un organismo di carattere consultivo del Ministero dell’Interno, istituito con decreto nel 2005 dall’allora ministro Pisanu, e che ha la funzione di formare un islam aperto e integrato, rispettoso della nostra identità nazionale e dei valori della nostra società. Sarebbe bello e auspicabile, tra l’altro, che le comunità islamiche italiane facessero sentire la loro voce in quei Paesi musulmani (e
sono tanti) in cui non è consentito avere una Bibbia o un crocifisso al collo, per non parlare della possibilità di costruire una chiesa”, conclude Stella.
Adn Kronos