Da Milano, dove ‘regnano’ gli egiziani, a Roma, ‘patria’ acquisita dei bengalesi, fino a Napoli, dove è massiccia la presenza di pakistani. E’ la geografia delle imprese con titolare straniero, ormai diffuse nel 95% dei comuni italiani, secondo lo studio di Unioncamere-Infocamere, che ‘incorona’ il piccolo centro di Casandrino, in provincia di Napoli, primo in classifica con ben oltre la metà delle aziende (58%) in mani non italiane.
Con oltre 600mila imprese, il 9,9% del totale, alla fine del 2018 l’imprenditoria straniera si conferma una componente strutturale del tessuto imprenditoriale italiano. Di queste, 470mila (l’80% circa) sono micro-imprese individuali. La diffusione è capillare: al 31 dicembre dello scorso anno, erano infatti solo 400 i Comuni italiani senza almeno un’impresa individuale con titolare straniero.
All’estremo opposto, nei restanti 7.500 Comuni sono poco più di 100 quelli in cui si possono contare almeno 500 attività economiche di immigrati: poco meno di 220mila imprese che rappresentano il 46% di tutto l’universo delle aziende individuali di immigrati.
Dietro Casandrino, si piazzano in classifica Castel Volturno (Caserta) con il 54,7% e Sesto Fiorentino (Firenze) con il 49,7%. Subito dopo, con percentuali superiori al 40% di rappresentatività dell’imprenditoria straniera rispetto a quella locale, seguono i Comuni di San Nicola La Strada (Caserta) con il 43,5%, Montemurlo (Prato) e Pioltello (Milano), ambedue con il 41,8%. La forte concentrazione di imprese straniere si accompagna alla prevalenza di una specifica nazionalità di nascita degli imprenditori. A San Nicola La strada, l’81,6% dei titolari di impresa di immigrati viene dal Senegal, a Sesto Fiorentino il 77,1% degli stranieri sono cinesi, a Castel Volturno ha origini nigeriane il 54,1% degli imprenditori nati fuori dai confini italiani e a Casandrino la comunità più rappresentata è quella del Bangladesh
ANSA