“Quando gli dei erano tanti” al teatro Manzoni di Calenzano

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MarcoBaliani

Venerdì 6 dicembre ore 21,15
QUANDO GLI DEI ERANO TANTI
Dedicato alle scritture di Roberto Calasso
di e con Marco Baliani
regia Maria Maglietta
organizzazione e promozione Ilenia Carrone
produzione Casa degli Alfieri
Marco Baliani torna per il terzo anno consecutivo al Teatro Manzoni di Calenzano presentando il suo nuovo spettacolo, il nuovo capitolo di quel teatro di narrazione di cui è stato uno dei fondatori.
QUANDO GLI DEI ERANO TANTI rende omaggio alle scritture di Roberto Calasso, esplorando miti antichi che si intrecciano con il contemporaneo.

Marco Baliani sarà in scena al Teatro Manzoni venerdì 6 dicembre alle ore 21,15 con il suo nuovo spettacolo QUANDO GLI DEI ERANO TANTI. Ispirandosi agli scritti di Roberto Calasso e in particolare a “Le nozze di Cadmo e Armonia”, compie un viaggio nelle narrazioni mitiche e nelle voci degli dei, «isole accoglienti e misteriose su cui è sempre possibile tornare ad abbeverarsi e nutrirsi», che sempre abitano la natura, ma si possono ascoltare anche nei luoghi brulicanti delle metropoli.

“Come Ismaele nell’incipit del Moby Dick di Melville, quando l’orizzonte si incupisce e la percezione del mondo mi si offusca, è tempo di salpare, di uscire dalla gabbia dei giorni per aprirsi verso l’ignoto.
E se il mare oceano non è lì a portata di corpo, le pagine di Roberto Calasso mi faranno viaggiare lo stesso, salpando in altri lidi.
Questo spettacolo nasce dal desiderio di intrecciare quelle narrazioni mitiche che nel tempo sono affiorate sulla superficie del mio mare e che stanno lì come isole su cui è sempre possibile tornare ad abbeverarsi e nutrirsi.
Ma l’oralità del mio narrare non si esaurisce nell’offrire la visione o meglio l’ascolto di quei territori luminosi e misteriosi. Ognuno di quei miti racchiude altre strade, un susseguirsi di rimandi, di crocicchio in crocicchio, verso altre mappe immaginative, mappe che si possono percorrere.

Ognuna di quelle strade illumina anche esperienze del mio vivere, i crocicchi della mia esistenza, quelle “linee d’ombra” che segnano i passaggi generazionali. Così il racconto apre a pensieri imprevisti, a sorprese della percezione, che riguardano il nostro presente, che rimettono in gioco la memoria e allacciano il racconto ad altre narrazioni, a incontri con altre opere, in un dialogo con altri artisti. Quello che ne esce è una mappa di eventi da percorrere nello stupore, e nell’incantamento della voce che li fa rivivere.
Grotte, boschi, mari, scogli, la natura tutta parla con le voci potenti degli Dei che l’hanno abitata, e che sono ancora lì, nascosti alla nostra vista assetata solo di merci e votata al consumo della natura stessa.
Sono ancora lì anche quando ai boschi si sostituisce l’intrico di una metropoli, o di strade brulicanti di esistenze in corsa. Anche lì, a saperle ascoltare, ci sono voci antiche che ci parlano.

Sono ancora lì a ricordarci del tempo in cui il frondire delle foglie aveva una voce, un ascolto e una necessità.
Mi piacerebbe con questo spettacolo ritrovare quell’ascolto.”
(Marco Baliani)

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