Lunedì 30 maggio Cgil, Cisl, Uil, Snals Gilda e Anief hanno indetto uno sciopero contro il decreto legge 36 in fase di conversione in Parlamento. A partecipare saranno gli insegnanti e il personale scolastico peraltro in attesa del rinnovo del contratto di categoria.
Nell’esprimere la solidarietà di Sinistra Italiana Sesto Fiorentino a tutti i lavoratori della scuola, pubblichiamo la seguente lettera aperta di Francesca Gambacciani, insegnante dell’Istituto Calamandrei di Sesto Fiorentino e militante di Sinistra Italiana.
“Quando si tratta della scuola pubblica, comprendere le Riforme dei Ministri non è sempre facile. Né capire secondo quali principi siano scritte, né capire proprio: ma che roba è?
Dopo decenni dove le parole d’ordine erano tagliare tagliare tagliare -fondi,risorse, tutto- e bloccare bloccare bloccare le assunzioni, eccoci gli ultimi ministri hanno scoperto che in media in ogni scuola i dipendenti fissi sono la metà, con tutto quel che comporta in difficoltà organizzative a ogni inizio di anno scolastico. Allora assumere assumere assumere- ma attenzione, il più possibile senza rifinanziare e rimettere soldi dove serviva. Come? Non si sa.
Si susseguono concorsi ordinari e straordinari, che riescono pure nel difficile compito di bocciare più persone di quelle che servono, nelle materie scientifiche: branchi di ignoranti, non meritano il ruolo. A settembre torneranno a insegnare da precari.
Per venire incontro ai sindacati che da anni chiedono di stabilizzare i precari “storici” che ambiscono ad avere la cattedra prima della pensione, il Ministro ha inventato un percorso a ostacoli dove prima ti abiliti poi fai il concorso poi l’anno di prova e poi un altro esame -o viceversa, comunque gli esami non finiscono mai, e già che sei professore. Particolarmente odioso risulta l’obbligo di prendere 60 cfu (crediti formativi universitari) con esami a livello universitario si presume di psicologia o pedagogia. Attenzione: gli insegnanti di asili e elementari attualmente già devono avere una laurea in Scienze dell’infanzia o dell’educazione. Dunque a doversi sorbire corsi infiniti sul distacco dalla madre dell’infante o del metodo Montessori saranno i vari prof di chimica, fisica, inglese, italiano.
Perché? La competenza a spiegare in modo semplice la matematica ha a che fare con Freud o con l’Antropologia? No, sono ulteriori carichi di inutili beghe per gli insegnanti, che non hanno più tempo né rispetto da parte di famiglie e studenti ma devono fare cose sempre più inutili. Il capolavoro è la parola d’ordine del Ministro: formazione. È stato stimato che per le risorse per questa formazione continua saranno tagliate 10.000 cattedre. Secondo lui evidentemente se gli studenti – liberi di offendere o picchiare i prof ben difesi dalle famiglie- se non sanno più leggere e scrivere non è colpa loro o della perdita di autorevolezza della scuola. È perché i professori non sono abbastanza competenti. La domanda che ci si dovrebbe porre è: a fare che? Perché i prof una laurea in qualche modo ce l’hanno, sono fra i pochi italiani a parlare un italiano abbastanza corretto e spesso leggono i giornali. Non è vero che sono vecchi de-computerizzati: la Dad se la sono inventati loro, non i ministri. La verità è che insegnare è un po come fare il genitore: nessuno ti dà il libretto di istruzioni. Ma questi “prof-genitori” sono sempre più stressati, burocratizzati, senza tempo per gli studenti e in netta perdita di autorità genitoriale.
Non è di formazione continua che hanno bisogno ne di mille scartoffie che attestino le competenze. Hanno bisogno di posti di lavoro sicuri e continui per fare programmi decenti e portare avanti le classi per anni consecutivi, hanno bisogno di risorse per fare progetti e edifici decorosi: e la prova non può essere un esame, se si vogliono eliminare i problemi si dica la verità, che servirebbero anche qui ispettori e controlli per vedere chi si è seduto, chi non è bravo, chi semplicemente a fare un lavoro di relazione continua ha un attimino perso la testa.
Basta percorsi infiniti per entrare, basta infinita burocrazia: l’unica cosa condivisibile della riforma è forse il tirocinio iniziale, che la competenza si acquista sul campo. E chi va ogni giorno in classe, da anni, questo lo sa”.