Seggiolate ci si sbudella

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1876
Budella-TuttoSesto
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Serafino Bindi, insieme agli altri due medici condotti di Sesto, nel 1864 fu invitato dal Consiglio Comunale a stilare un rapporto sulle condizioni igieniche della popolazione. Era stata da poco (1855) superata un’epidemia di colera e l’incarico aveva l’intento di verificare quanto, lo svilupparsi di gravi malattie, fosse legato alle condizioni miserrime della maggior parte delle abitazioni. Al di là del valore epidemiologico della ricerca, i resoconti del dr. Bindi sono importanti per capire quanto sia antica la tradizione che lega ogni autentico sestese alla sbudellata di febbraio:

Si hanno ancora dei fomiti di mal’aria nelle case stesse di molti dei nostri paesani per la ragion della loro industria consistente nel conciare le intestina dei Majali

Traccia dell’importanza delle “budella”, sia come risorsa economica che come  fonte alimentare, si ritrova anche nell’analisi del Rapporto del medico effettuata da un’apposita Commissione comunale:

…alla confezione delle budella di porco nell’uso dei norcini e alla preparazione dei granchi, ai quali mestieri…danno opera ab antiquo molti della classe più povera del paese e dai quali ricavano in gran parte almeno la propria sussistenza

 

Oggi, che certi problemi di igiene pubblica risultano superati e che si campa di altri lavori, rimane ai sestesi il gusto della sbudellata.

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Non ne rimane esente neanche la redazione del nostro giornale che in questa domenica d’inizio febbraio rende merito al ventricino e al budercolaio (si dice così?) presso la Premiata Mensa di TuttoSesto

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“io un vo’ di’ che a Sesto vu sia della gentaccia,
però il companatico vu lo misurate a braccia”

Alcuni virgolettati sono stati ripresi da “Il Comune di Sesto negli anni dell’unificazione (1859-1874) di Vitaliano Parigi

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