Settore moda: preoccupazione delle Amministrazioni comunali

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Moda
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Grande preoccupazione per il comparto moda, la cui crisi sta interessando anche la Piana Fiorentina, con aumenti della cassa integrazione e delle vertenze. Giovedì scorso gli assessori al Lavoro e all’occupazione dei Comuni di Calenzano, Campi Bisenzio e Sesto Fiorentino hanno incontrato a Campi i rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil per fare un punto sulla situazione. Nell’occasione è stato ribadito il sostegno delle Amministrazioni ai lavoratori e alle loro rappresentanze nelle singole vertenze ma anche in tutte quelle iniziative messe in campo dalle organizzazioni, come lo sciopero unitario regionale del prossimo 12 novembre, volte a chiedere alle imprese, alla Regione Toscana e al Governo, maggiore impegno e interventi per la tutela occupazionale, come l’incremento degli ammortizzatori, il contrasto all’illegalità, la qualificazione e il tracciamento delle filiere, la rilevazione dei fabbisogni formativi in rapporto alla trasformazione produttiva del territorio a sostegno della rioccupazione e relative politiche attive e strumenti di sostegno finanziario ai lavoratori in difficoltà.

“I nostri territori – spiegano gli assessori al Lavoro di Sesto Fiorentino Jacopo Madau, di Calenzano Marco Venturini, di Campi Carla Bonora e Lorenzo Ballerini, con delega alla Buona occupazione – hanno un tessuto produttivo legato per circa un quarto al settore manifatturiero ed in questo senso sta risentendo in modo particolare della crisi della moda e non solo. Si registrano alcuni dati allarmanti: una diminuzione dell’1% delle imprese attive e di 0,8% delle imprese artigiane. Sesto è il comune con un maggior numero di imprese 39%, seguito da Campi Bisenzio (30%), Calenzano (16%) e Signa (15%). Nel comparto moda i settori più a rischio sono le pelli e le pelletterie, la concia, il tessile, così come quello degli accessori e della minuteria metallica, che hanno visto un calo su base annua del 8,8% con una accentuazione nel periodo pre-ferie con punte in doppia cifra nel settore della pelle. Anche l’industria meccanica come quella di precisione o quella legata all’automotive stanno risentendo del calo degli ordini, dell’aumento dei costi energetici e dei trasporti e della mancanza di investimenti legati alle transizioni. Il settore, sommato a quello legato alla filiera della moda, ha avuto un aumento esponenziale della cassa integrazione come ad esempio mostrano i dati dell’Ebret con un + 153% rispetto ad un anno fa”.

Nel settore degli accessori moda, è emerso durante la riunione, circa 1’80% delle aziende metalmeccaniche sta usufruendo o ha usufruito degli ammortizzatori sociali, compresa la solidarietà ed in alcuni casi si stanno aprendo delle procedure di licenziamento. Sommando tutte le vertenze e le crisi presenti sul territorio della Piana, anche alcune molto gravi e note che vanno avanti da molto tempo, si arriverebbe a parlare di un bacino di oltre 2.000 lavoratori coinvolti.
“Molti parlano di una crisi congiunturale – proseguono gli assessori – almeno per quello che riguarda il settore della moda ma in realtà alcuni elementi come la mancanza di politiche industriali, l’assenza di un governo delle politiche di transizione, rischiano di determinare una perdita permanente anche su questo territorio dell’insediamento produttivo di alcune filiere che peraltro si stanno riorganizzando, accorciandosi e trasferendo alcune produzioni altrove, nonostante il valore delle competenze delle lavoratrici e dei lavoratori che vi operano”.

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