La vicenda del Pino storico, su cui pende l’ordinanza di abbattimento temporaneamente sospesa per nuovi accertamenti tecnici, ha evidenziato una diffusa sensibilità e attenzione verso gli alberi e il verde in città.
Se da una parte vi è la legittima preoccupazione di alcuni per i rischi di caduta di alberi e rami, dall’altra sono sempre più numerosi i cittadini che non si rassegnano al taglio sistematico degli alberi di alto fusto, come avviene sempre più spesso nel nostro e in altri comuni, sulla base di un indirizzo che non si limita all’abbattimento delle piante malate o instabili, ma che prevede una progressiva sostituzione di intere specie arboree, quali sono i grandi pini.
Piantati in molte realtà urbane negli anni ’60 e ’70, la loro presenza è giudicata da alcune amministrazioni incompatibile con il contesto urbano, per i pericoli di caduta dei rami e anche per via della parte superficiale delle loro radici che determinano rigonfiamenti e disconnessioni su strade e marciapiedi.
Inoltre, carenza di manutenzione, tecniche di potatura errate, edificazioni in prossimità delle radici, progressiva impermeabilizzazione del suolo circostante, hanno in alcuni casi compromesso la salute e la stabilità delle piante.
Spesso gli abbattimenti di grandi alberi avvengono per la realizzazione di opere pubbliche, impianti sportivi, parcheggi, piste ciclabili e quasi mai la progettazione tiene conto della loro presenza, anzi l’opera diventa l’occasione per liberarsi di queste essenze “indesiderate”.
Eppure, gli alberi di grande fusto contribuiscono in maniera rilevante ad abbattere la CO2, ad assorbire l’inquinamento da polveri sottili e a garantire ombreggiamenti che attenuano le ondate di calore in ambito urbano.
Un pino giovane può produrre da 20 a 30 litri di ossigeno al giorno. Il grande pino di Calenzano potrebbe arrivare a 50-60 litri.
Purtroppo, le sostituzioni con altre specie arboree, soprattutto a Calenzano, in molti – forse troppi – casi, non sono andate a buon fine, con piante rimesse più volte che si sono inesorabilmente essiccate (come ai giardini di Via Lucca-Via Pistoia, lungo le dune di Via Pertini, i cipressi a Settimello, i piccoli alberi piantati a Travalle e a La Chiusa).
Ma anche quando la ripiantumazione ha successo, prima che il nuovo albero arrivi a pareggiare i benefici di quello abbattuto passano decenni.
È proprio partendo dal riconoscimento del rilevante beneficio ambientale dato dalla presenza degli alberi, in particolare di quelli ad alto fusto, che alcune amministrazioni, supportate da orientamenti di tecnica forestale più avanzati, stanno rivedendo l’approccio alla gestione del verde e delle alberature. Invece che procedere a sistematici abbattimenti, si iniziano ad applicare metodologie di potatura e di contenimento dell’apparato radicale che limitano i rischi di caduta dei rami ed i disagi dei fondi stradali sconnessi.
I grandi alberi in città sono esseri viventi preziosi, giganti buoni, amici della nostra salute e del nostro benessere, e come tali andrebbero trattati, accompagnandone l’esistenza fino a fine vita con cure costanti ed adeguate.
Su questo tema così cruciale, come Sinistra per Calenzano organizzeremo nelle prossime settimane un momento di riflessione e di confronto per conoscere esperienze di gestione del verde e delle alberature in altre realtà, e per discuterne tutti assieme.