In solo poco più di un mese, da gennaio di quest’anno, contiamo tristemente e con rabbia già più di 50 morti sul lavoro, mentre gli incidenti, più o meno gravi, non si contano.
Dice bene Maurizio Landini: al centro del concetto di prevenzione sulla sicurezza del lavoro ci deve essere la cultura della qualità della vita delle persone, non il profitto.
Non è solo la mancata osservanza delle disposizioni sulla sicurezza, che la legge impone, la causa di questa ferita sociale. La feroce competizione dei mercati; l’annullamento del concetto di tempo dettato dalla innaturale velocità della fabbrica tecnologica, dell’e-commerce, del lavoro digitale e dai nuovi algoritmi che mimetizzano la responsabilità dei padroni; il lavoro venduto che passa di mano in mano perdendo sempre più garanzie; il dissesto degli equilibri generazionali che allungano i periodi lavorativi, negli orari giornalieri e nelle carriere pensionistiche, rubando spazio e serenità alla vita sociale; i nuovi schiavi braccianti dalla pelle scura e tutto il lavoro sommerso. Si produce una gran ricchezza ma non per i lavoratori, che restano schiacciati e ricattati dalla raffinata ed impalpabile ferocia di questo sistema economico. Un sistema che li rende vulnerabili, impotenti, e li uccide troppe volte.
La sicurezza ed il benessere sul lavoro non è un “costo”: è l’effetto di una buona condizione di vita, un investimento sociale, che diventa così un tema universale al quale è affidata la nostra scelta esistenziale, nella quale si armonizza il completamento del lavoro, o un effetto distorto di un’imposizione che non vorremmo nel quale la prepotente invadenza del lavoro si fa ricatto.
È urgente dunque mantenere alta l’attenzione sulla sicurezza del lavoro, farne un punto cardine dell’organizzazione sociale, non mancare mai di sensibilizzare.
È da queste considerazioni che nasce la nostra proposta di porre una targa che ricordi, sul luogo della tragedia, un operaio nostro concittadino morto folgorato durante la realizzazione del bypass di Carraia – e, insieme a lui, tutte le vittime del lavoro.
Maurizio Benassi, 48 anni, lavorava per una ditta in subappalto della Società Autostrade srl. L’incidente che ne causò la morte avvenne durante lo scarico con la gru di grossi manufatti in cemento: i cavi di alta tensione che passavano sopra al mezzo non furono opportunamente segnalati.
Sinistra per Calenzano