Toscana Aeroporti ha in mente una data: 2024 per l’inizio dei lavori sulla nuova pista di Firenze (e sul terminal). Il timing lo detta l’amministratore delegato, Roberto
Naldi, nel giorno in cui si inaugurano i due mesi di dibattito pubblico. Dibattito che si chiuderà il prossimo 10 gennaio e che sfocerà nel nuovo masterplan che la quotata presenterà ad Enac per l’approvazione tecnica del progetto.
Da qui “partiranno gli iter per la Vas e la Via, che dovrebbe durare sei, sette mesi”. Dopodiché scatteranno i 90 giorni della conferenza dei servizi, così “se tutto fila, se le cose verranno fatte bene, a regola d’arte, noi pensiamo che entro la fine del 2023 potrebbe concludersi il procedimento amministrativo per iniziare, nel 2024, con i cantieri”, spiega l’Ad. Che, nel giorno in cui in Regione viene lanciato il dibattito pubblico, osserva: con la 11-29, la nuova pista detta “declinata convergente”, praticamente parallela all’A11, “finalmente non ci saranno limitazioni importanti, gravi. Quelle che ci sono oggi in atterraggio e decollo”. Oltre a questo, la pista trasformerà Firenze in vero “city airport senza dover correre il rischio di far stare i passeggeri a terra, non imbarcare le valige, deviare aerei in arrivo su altre destinazioni. Ecco, questo verrà ridotto praticamente a zero”.
La nuova pista, lunga 2.200 metri, secondo il primo documento redatto da Toscana Aeroporti, avrà una superficie complessiva di 215 ettari. Parallelamente il nuovo terminal si estenderà su di 294.300 metri quadrati: 40.000 per la parte edificata, il resto per le opere connesse alla viabilità, inclusa la prevista nuova linea tramviaria per Sesto Fiorentino, verde e arredo urbano.
“L’ipotesi progettuale, elaborata dall’architetto sudamericano Rafael Viñoly, prevede che il nuovo terminal si sviluppi su due livelli fuori terra e un livello tecnico interrato. Terminal, piazza e parcheggio sono sormontati da un unico involucro architettonico verde, concepito come un piano inclinato che emerge gradualmente dal livello del terreno vicino alla strada di accesso fino ad ergersi sul fronte delle infrastrutture di volo a circa 25 metri di altezza”, si spiega.
Su tutta la superficie, inoltre, “doppie file di vitigni si alternano a lucernari che aprono la visuale al cielo e permettono alla luce naturale di illuminare le aree sottostanti. Questa soluzione verde contribuisce ad assorbire le emissioni inquinanti
in atmosfera, compensare l’anidride carbonica, drenare naturalmente le acque meteoriche, ridurre l’effetto isola di calore e di conseguenza il riscaldamento delle zone urbanizzate”.
Per l’ipotesi in ballo, quindi, sarà necessario intervenire con opere di mitigazione e compensazione paesaggistica e ambientale. Tra queste, le più importanti risultano: il riassetto ambientale. Tra queste, le più importanti risultano: il riassetto
idraulico della porzione di Piana interessata alla nuova pista; deviazione del tratto di via dell’Osmannoro, con la realizzazione di un nuovo sottopasso viario; completamento e ricucitura della viabilità esistente; compensazione paesaggistica e ambientale seguita all’eliminazione del lago di Peretola (area umida protetta di origine antropica); la duna di mitigazione ambientale per proteggere da rumore e vibrazioni il polo universitario scientifico e tecnologico, “le cui previsioni di espansione non vengono comunque sostanzialmente influenzate dalle aree di tutela
associate alla nuova pista”, è scritto.
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