La situazione politica di Sesto Fiorentino meriterebbe maggiore attenzione da parte degli organi di informazione di livello nazionale visto che è l’unico comune in cui il Pd non dovrà competere né con il Centrodestra né con il Movimento 5 Stelle. A Sesto il Pd può essere messo all’angolo da quella sinistra definita da Renzi con un certo piacere “inesistente a Roma”.
In attesa che testate più prestigiose si occupino della situazione politica del nostro comune, possiamo testimoniare che a Sesto la sinistra esiste eccome. I risultati del primo turno sono ineccepibili da questo punto di vista.
Forse, per ribaltare la situazione servirebbe, da parte dei dirigenti del Pd, una maggiore consapevolezza. Per mesi hanno definito traditori gli otto consiglieri che hanno votato la sfiducia al sindaco Biagiotti. Ora hanno scoperto che a pensarla allo stesso modo sono migliaia di sestesi. Forse è l’ora di cambiare strategia. Il Pd è un partito radicato nel territorio, nonostante la sconfitta elettorale, rappresenta ancora la maggioranza dei sestesi. Ha un’organizzazione che i competitor non si possono nemmeno sognare, ma non riesce a rimettere in discussione una politica che non soddisfa i più. In questi primi giorni dopo il primo turno, la strategia sembra mirata ad incolpare la coppia Gianassi-Falchi di certe scelte del passato, ma, al di là dei distinguo fra i due che sarebbero doverosi, non emerge nessuna volontà di rimettere quantomeno in discussione le scelte dell’inceneritore e dell’aeroporto. Sarà la scelta giusta? Al momento non sembrerebbe, ma le cose potrebbero cambiare.
Sbaglierebbe però Falchi a pensare di avere già vinto la partita. Per la sinistra sestese arriva proprio ora il momento più difficile. Chi ha votato Falchi, ma anche chi ha votato Quercioli, si aspetta non solo il rispetto delle promesse elettorali, ma anche che, in nome di queste, finalmente si mettano da parte i diktat e gli interessi di fazione. I cittadini sestesi hanno dimostrato interesse nei confronti delle loro proposte, ora tocca a loro dimostrare di volerle veramente realizzare, ovviamente nel rispetto del rapporto di forze che si è venuto a creare, ma indipendentemente dalle firme sui protocolli e dai conteggi del numero dei consiglieri.
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