60 anni de “Il Bisonte”: inaugurata la nona edizione di AltoBasso

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Un folto pubblico ha partecipato all’inaugurazione della mostra I 60 anni de Il Bisonte. Da stamperia di successo a scuola di fama internazionale che si è aperta domenica 31 marzo a Sesto Fiorentino ed è inserita nell’ambito del progetto AltoBasso giunto alla nona edizione.

AltoBasso è un appuntamento annuale con la grande arte ideato una decina di anni fa da Francesco Mariani, responsabile del Gruppo La Soffitta Spazio delle Arti e presidente del Circolo Arci-Unione Operaia di Colonnata, e dalla storica dell’arte Giulia Ballerini con la collaborazione del Comune di Sesto Fiorentino. L’evento propone una mostra distribuita nelle due sedi dedicate, in città, alla promozione culturale: La Soffitta Spazio delle Arti, storica galleria del Circolo Arci- Unione Operaia di Colonnata, in piazza Rapisardi (l’Alto) e il Centro espositivo “Antonio Berti” di via Bernini (il Basso).

Quest’anno l’evento evento è stato dedicato alla celebrazione dei 60 anni dalla fondazione della stamperia Il Bisonte che vide la luce, per volere di Maria Luigia Guaita, nel 1959.

La mostra è stata curata da Maria Donata Spadolini e organizzata dal Gruppo La Soffitta Spazio delle Arti e dell’Amministrazione Comunale di Sesto Fiorentino con la supervisione del direttore Rodolfo Ceccotti e dei collaboratori della Fondazione Il Bisonte. L’esposizione intende ricostruire attraverso le opere dei protagonisti il lungo percorso che, dalla fondazione della stamperia, ha portato alla nascita, nel 1983, del Centro culturale Il Bisonte per lo studio dell’arte grafica e successivamente alla Fondazione Il Bisonte.

Al taglio del nastro presso il Centro espositivo “Antonio Berti” di Sesto Fiorentino hanno presenziato i sindaci di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi, e di Fiesole, Anna Ravoni, il presidente della Giunta regionale, Eugenio Giani, il coordinatore del progetto espositivo e responsabile del Gruppo La Soffitta Spazio delle Arti, Francesco Mariani, i curatori, Maria Donata Spadolini e Rodolfo Ceccotti, il presidente della Fondazione Il Bisonte e nipote della fondatrice, Simone Guaita, le storiche dell’arte Giulia Ballerini e Valentina Bravin curatrici dei testi critici in catalogo oltre a molti attuali ed ex docenti e allievi della Scuola internazionale d’arte grafica de Il Bisonte.

Aprire le celebrazioni per i 60 anni de Il Bisonte a pochi metri dalla casa-studio di Antonio Berti – ha esordito Francesco Marianicredo sia molto significativo perché sottolinea come Sesto Fiorentino abbia a cuore l’arte contemporanea e quelle realtà, di cui Il Bisonte è la massima espressione, che hanno reso grande arte e artisti del ventesimo secolo”.

“AltoBasso – ha aggiunto Mariani è riuscito ancora una volta a offrire a un vasto pubblico una rassegna espositiva dove ammirare opere di autori importantissimi e i lavori di molti allievi della scuola d’arte grafica diventati poi importanti artisti e docenti di prestigiose accademie. Il tutto è stato possibile grazie al costante sostegno che ci dà l’Amministrazione Comunale di Sesto Fiorentino e allo splendido lavoro dei curatori e delle nostre storiche dell’arte: hanno selezionato le opere e raccontato al meglio la storia di Maria Luigia Guaita e di chi l’ha aiutata a portare avanti le vicende de Il Bisonte. Un doveroso ringraziamento anche agli sponsor per il supporto economico e ai volontari che rendono ogni anno possibile un tale evento totalmente gratuito per il pubblico”.

Questa mostra – ha poi spiegato Rodolfo Ceccotti, direttore della Scuola di grafica de Il Bisonte e supervisore del progetto – è nata da un’idea di Francesco Mariani e Maria Donata Spadolini e si divide in due sezioni. Al Centro Berti si trovano opere degli artisti internazionali che raccontano la storia de Il Bisonte come stamperia, ma anche le sezioni dedicate alla fondatrice, Maria Luigia Guaita, con immagini e quadretti che circondavano il suo posto di lavoro, e a Rodolfo Margheri che è stato l’incisore-artista che più di tutti ha stimolato la nascita della stamperia e che l’ha resa grande con la sua attenta supervisione. Nei locali de La Soffitta Spazio delle Arti, a Colonnata, c’è invece una variegata selezione di opere degli allievi della scuola d’arte grafica arrivati da tutte le parti del mondo. E’ bello notare come le diverse provenienze culturali siano rimaste nell’unicità dei loro tratti nonostante abbiano usato le stesse tecniche incisorie. Non poteva mancare, infine, una sezione dedicata a tutti i docenti che dalla scuola sono passati e che hanno contribuito al suo sviluppo”.

Maria Luigia Guaita è stata una vera mecenate del ventesimo secolo – ha poi chiosato Maria Donata Spadolini, curatrice della mostra -. Io ero accanto a lei quando ha fondato la scuola nel 1983 e ne ho seguito tutti gli sviluppi. Ne ho apprezzato le qualità umane che ha trasmesso ai ragazzi della scuola. Diceva che incisori non ci si improvvisa perché si devono saper rispettare i tempi di ogni fase del lavoro, dalle morsure alle varie prove di stampa, per arrivare ad avere l’opera che si ha in mente. Ha saputo anche circondarsi delle giuste figure fin dai primi anni della stamperia quando c’era Rodolfo Margheri che, pur stando nell’ombra, controllava la qualità delle lavorazioni pungolando torcolieri e artisti a mettere sempre la massima attenzione. Alla scuola altrettanta importanza l’hanno avuta i primi docenti, Domenico Viggiano, Gustavo Giulietti e Swyetlan Kraczyna, che hanno formato tanti alunni alcuni dei quali sono diventati i docenti di oggi. Insomma, una storia unica di una donna capace di lasciare un segno indelebile nella storia dell’arte e della cultura fiorentina e non solo”.

“Questi 60 anni – ha poi sottolineato Simone Guaita – sono stati un periodo lungo e di grandi trasformazioni per l’arte e per la società. La zia Maria Luigia è stata indubbiamente illuminata nel suo progetto perché ha saputo cogliere sempre i segni dei tempi. Lei è stata antifascista, giovane partigiana accanto a Carlo Ludovico Ragghianti con il quale ha sviluppato l’amore per l’arte. Con Il Bisonte non fummo solo stampatori, ma editori d’arte perché lei sceglieva gli artisti, stampava una certa tiratura di loro opere e le commercializzava rischiando in prima persona. Infatti alcune tirature andarono bene, altre meno, ma il tempo è stato generoso in tal senso. Poi quando si accorse che il mercato della litografia era stato inquinato ne volle venir fuori e puntò sull’incisione e sulla sua diffusione attraverso una scuola che avesse un approccio etico. Oggi, trasmettendo il ‘sacro fuoco’ di questa tecnica antica ma sempre vitale, tramandiamo una tradizione ricca di fascino ma anche capace di aggiornarsi grazie agli sviluppi tecnologici”.

La storica dell’arte Giulia Ballerini, autrice del saggio Il Bisonte a Firenze: una finestra sul panorama cittadini degli anni Sessanta inserito in catalogo, ha rimarcato come “la mostra riesca a ricreare una efficace finestra sulla cultura internazionale degli anni in cui è nato Il Bisonte evidenziando lo stile di un’epoca in cui non era certo facile aprire e far decollare una stamperia litografica artistica. Eppure questa è diventata un punto di riferimento imprescindibile in una Firenze divisa tra autori astrattisti e figurativi. Nel suo diario Maria Luigia Guaita ha scritto che Il Bisonte è figlio di tanti babbi e una mamma sola; oggi mi piace vedere un filo rosso che la collega a Maria Donata Spadolini che, con la stessa determinazione, a testa bassa da bisonte, ha progettato e concretizzato questa mostra altamente rappresentativa”.

Valentina Bravin, anch’essa storica dell’arte, si è occupata del testo su Rodolfo Margheri e ha fatto notare che “il Dna al progetto della stamperia l’ha donato il padre che è rimasto più nell’ombra, cioè Margheri. Da dietro le quinte ha dato la sua impronta mettendo tutta la propria competenza nell’attenzione per i procedimenti che garantivano la qualità delle creazioni artistiche. Io ho avuto il piacere di entrare al Bisonte anche come allieva e ho scoperto un mondo c he è una via di mezzo tra laboratorio alchemico, bottega rinascimentale e cucina dove si rimane contagiati dalla possibilità di sperimentare e nel vedere la materia che cambia con i vari procedimenti. Spero che guardando le opere in mostra si possa intuire la bellezza delle complesse operazioni che portano alla creazione delle litografie o delle incisioni esposte”.

“Aver conosciuto Maria Luigia Guaita è stato per me motivo d’orgoglio – ha poi sottolineato Eugenio Giani -. Da ragazzo ricordo l’emozione che mi ha dato il suo libro dove raccontava di lei quindicenne che faceva la staffetta partigiana. Quando seppe che sono del ’59 volle donarmi una delle prime 200 litografie stampate da Il Bisonte. Nella sua casa in San Niccolò guardava dalla finestra Villa Torrigiani e mi diceva che poteva essere il Palazzo Grassi di Firenze immaginandoci un centro per l’arte contemporanea. Dal suo salotto sono passati i più grandi artisti italiani colpiti dalla forza di questa donna e dalla qualità del suo progetto. Il catalogo della mostra è dedicato alla scultura di Henry Moore ed è proprio per l’amicizia con Maria Luigia che Moore è venuto a Firenze rilanciando il ruolo di Forte Belvedere. Credo che questa mostra su Il Bisonte debba essere celebrata da tutto il mondo culturale toscano”.

Ospitare a Sesto Fiorentino una rassegna espositiva così rappresentativa che celebra al meglio i 60 anni de Il Bisonte è una grande soddisfazione – ha chiosato infine il sindaco di Sesto Fiorentino, Lorenzo Falchi -. AltoBasso, che arriva quest’anno alla nona edizione, è un progetto unitivo che mette insieme i due poli espositivi con più storia del territorio, il Centro Antonio Berti e La Soffitta Spazio delle Arti, e rappresenta come la città sia attenta all’arte e alla sua diffusione. I curatori hanno fatto anche stavolta un lavoro splendido e credo che sia un evento assolutamente da non perdere per tutti gli amanti dell’arte e della cultura”.

La mostra I 60 anni de Il Bisonte. Da stamperia di successo a scuola di fama internazionalesarà aperta in entrambe le sedi espositive ad ingresso gratuito sino al prossimo 16 maggio con i seguenti orari: domenica e festivi 10-12 e 16-19, feriali 16-19, lunedì chiuso.

 

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